Busto, quando la politica non è all’altezza

speroni caianiello pedroni

Diciamo subito una cosa: il centrodestra bustocco ha la febbre a quaranta, ma non c’è bisogno del becchino. Le tensioni provocate dal caso Accam e dalle indeterminatezze delle Lega, aggravate dalle forzature della sua pasionaria Paola Reguzzoni, sono insufficienti per mandare all’aria la baracca amministrativa. Una crisi di giunta significherebbe tornare alle urne e, detto per inciso, in questo momento non interessa a nessuno dei contendenti intestarsi la responsabilità del voto anticipato. Soprattutto non interessa a Forza Italia, che rompe gli indugi, pone giustamente il problema ma mai pigerà fino in fondo sull’acceleratore: rivolgersi all’elettorato le comporterebbe oggi troppi rischi.

Busto Arsizio è però la cartina di tornasole di un disagio politico diffuso in provincia, dentro i partiti e tra i partiti. La richiesta di chiarimenti presentata a Palazzo Gilardoni è, oltre al merito oggettivo di un tira e molla insostenibile sulla gestione dell’inceneritore di Borsano, che rivela un preoccupante dilettantismo politico, un messaggio chiaro agli alleati leghisti, specialmente dopo il loro successo elettorale in Provincia. A Villa Recalcati la Lega ha fatto irruzione con ben cinque consiglieri di maggioranza rispetto ai due conquistati da Forza Italia. Un divario numerico eclatante, che i forzisti provano a minimizzare cominciando ad alzare la voce su Accam.

Argomento dove possono vantare più di una ragione rispetto a una Lega fino a prova contraria ondivaga, spiazzata dai diktat di Paola Reguzzoni e di coloro i quali la sostengono in sezione con mire sugli equilibri di potere a Palazzo Gilardoni. Una presa di posizione, quella berlusconiana, che nasconde altri obiettivi, ben oltre Busto. Ma Busto è in questo momento il campo di battaglia principale, per Accam e non solo. Una battaglia che fatalmente potrebbe estendersi alla vicina Gallarate e, subito dopo, in Provincia, in scia alle alleanze gialloverdi e a quanto va prefigurandosi di negativo a livello nazionale nel centrodestra

Detto questo, un problema relazionale su Accam esiste, eccome. Chiudere subito l’inceneritore, prolungarne l’attività al 2027, evitarne il fallimento, ristrutturare l’intera struttura affinché prosegua sine die l’attività: sono le opzioni sul tappeto. In un ginepraio di pareri che, manco a dirlo, incasinano ogni giorno di più la faccenda. Se i Comuni soci del consorzio tirano ciascuno l’acqua al proprio mulino, i partiti inseguono i loro primari interessi elettorali. Così che le soluzioni neanche si intravedano. Anzi, al posto delle soluzioni si appalesi il contrario: la confusione massima. Fino all’attuale lite politica.

Venirne fuori ci pare molto complicato, a meno che non intervengano i vertici superiori, con l’autorevolezza e l’autorità di mettere in un angolo i contendenti locali e decidere per loro. Ma i vertici di Lega e Forza Italia sono in altre faccende affaccendati. E quelli istituzionali arrivano a Busto per fare passerella, con scarsa voce in capitolo sui singoli Comuni ai quali, prima ancora dei partiti, compete risolvere questo colossale pasticcio. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Con buona pace dei cittadini, costretti ad assistere attoniti e impotenti alla deriva di una politica e di una classe dirigente che non si dimostrano all’altezza.

Saremmo però parziali se non riconoscessimo la stessa condizione di inadeguatezza ai gruppi di minoranza, in primis al Partito democratico bustocco, silente e assente su partite che dovrebbero vederlo all’attacco e invece lo ritroviamo rintanato negli spogliatoi. A curarsi le proprie ferite.

 

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