Cacciatori delle Alpi esempio per i giovani: Varese ricorda la battaglia di Biumo

VARESE – Sono trascorsi 163 anni dalla battaglia di Biumo, ma ancora oggi è possibile trovare in quell’avvenimento storico per Varese una fonte di ispirazione per il presente. Lo si può fare ricordando l’esempio dei Cacciatori delle Alpi, che furono i protagonisti dei fatti del 26 maggio 1859. Erano volontari e giovani: un modello per le giovani generazioni di oggi, come ha sottolineato nel suo discorso Roberto Leonardi, in occasione della commemorazione organizzata dall’associazione Varese per l’Italia che si è svolta oggi pomeriggio, sabato 28 maggio.

Un esempio di impegno

Il presidente di Anc Varese, a cui è spettato il ruolo di relatore ufficiale della celebrazione (nella foto sotto insieme a Luigi Barion), ha voluto infatti attualizzare il messaggio della battaglia risorgimentale, trovando un collegamento tra i giovani di oggi e quelli di allora. I Cacciatori delle Alpi erano una brigata di volontari di giovane età, che decisero di impegnarsi in difesa delle proprie terre. Allo stesso modo i giovani del 2022 possono contribuire in tanti modi attraverso l’impegno nel volontariato a fare del bene per la società in cui vivono.

La parte del discorso dedicata ai giovani

Tanti erano i giovani volontari della battaglia di Biumo che con coraggio e abnegazione sposarono la causa della libertà e dell’indipendenza dall’invasore. Erano sognatori, idealisti, perseguivano ciò che pareva impossibile, ma che poi si è realizzato. Che i nostri giovani di oggi prendano esempio dai giovani risorgimentali, abbandonando stili di vita egoistici e individualistici, tornando ad essere veri animali sociali, senza smettere mai di sognare, senza smettere mai di essere pronti a sacrificarsi per un ideale, senza mai limitarsi a pensare e a fare solo ciò che è possibile, perché solo sognando l’impossibile si costruiscono le basi della libertà. E l’impossibile lo si persegue solo con i fatti, senza mai adagiarsi sull’ordinario e questo è un limite sociale frequente e attuale, perché perseguire l’impossibile ha un prezzo da pagare.

Il ricordo della battaglia

Riflessioni che Roberto Leonardi ha approfondito nella parte finale del suo discorso, che si è aperta invece con un inquadramento storico del Risorgimento a Varese e con il ricordo degli avvenimenti del 26 maggio 1859, compreso il legame profondo tra Garibaldi e il territorio. «Tanti varesini sacrificarono la vita all’idea garibaldina – ha sottolineato – 9 o persino 12 se consideriamo anche i giovani non nati a Varese, ma presenti sul nostro territorio. A pieno titolo si può dire che Garibaldi sia varesino perché militarmente nacque qui con la battaglia di Luino nel 1848 dopo il rientro dal Sudamerica. Di nuovo ripartì dal Varesotto, nel 1859, quando sbarcò a Sesto Calende e sostenne il vero battesimo delle armi sul suolo italiano a Biumo e, infine, Varese lo elesse in Parlamento benché la maggior parte dei cittadini fosse conservatrice e monarchica».

Il corteo

Le parole di Roberto Leonardi hanno chiuso le celebrazioni della ricorrenza in corso Matteotti, in seguito al “doppio” corteo che ha attraversato il centro (nel video). Quello principale, guidato dall’associazione “Varese per l’Italia 26 maggio 1859” presieduta da Luigi Barion, ha preso il via dalla piazza del Tribunale (dedicata proprio ai Cacciatori delle Alpi), con la Banda di Marchirolo ad accompagnare le autorità, le associazioni d’arma e un gruppo di divise storiche. La Fanfara dei Bersaglieri Vidoletti di Vergiate ha invece portato la sua musica da piazza XX Settembre alla piazza del Garibaldino.