Forza Italia, adesso è caos. “Svenduti al centrodestra per un piatto di lenticchie”

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VARESE – Una bomba. E’ l’effetto delle dichiarazioni di Nicola Mucci, commissario gallaratese di Forza Italia, che in un intervento su Malpensa24 contesta con veemenza la notizia dell’intesa di centrodestra sulle candidature dei sindaci nelle principali città del Varesotto che andranno al voto. Una bomba perché Mucci, già sindaco per due mandati di Gallarate, intravede nell’accordo annunciato da Stefano Gualandris, commissario provinciale della Lega, una sorta di compravendita di poltrone per ammorbidire i berlusconiani che, fino al momento del vertice di lunedì 10 che ha chiuso le trattative, premevano per un riconoscimento identitario del loro ruolo politico all’interno della coalizione.

“Invece tutto si è esaurito con la concessione di alcuni posti” sottolinea un delusissimo Mucci. Il quale sconfessa lo sbocco avallato da Giacomo Caliendo, commissario forzista, e ripropone il tema politico della rappresentanza del partito di Silvio Berlusconi nello schieramento di centrodestra. Prima gli equilibri tra sovranisti e moderati, poi, eventualmente, i posti.  Del resto, era questo il refrain che lo stesso Caliendo ha sempre sostenuto nelle interviste e, soprattutto, negli incontri con gli alleati: lo sbilanciamento tra le formazioni di destra (Fratelli d’Italia e Lega) e quelle di centro (Forza Italia, Noi con l’Italia). Per Mucci, ma anche per Caliendo, bisognava riportare in asse le diverse componenti “per non penalizzare gli elettori dell’area moderata”.

Caliendo e Gualandris contro Mucci

Temi alti, appunto politici, sacrificati, accusano i forzisti dissidenti, per “un piatto di lenticchie”. Cioè, un vicesindaco, qualche assessore, un presidente di assemblea civica e, attenzione, il presidente della Provincia espresso in futuro da Forza Italia. Quando sarà e, soprattutto, se sarà: la posizione di vertice a Villa Recalcati è assoggettata a mille variabili. E non è detto che toccherà ancora al centrodestra. Partendo da queste considerazioni, compresa l’immagine pessima offerta all’opinione pubblica nella circostanza, Mucci ha caricato il fucile. Apriti cielo: su di lui sono piovute le intemerate sia di Caliendo sia di Gualandris. E si è innescata una ridda di commenti tra i più disparati che, ieri pomeriggio, martedì 11, ha incendiato le chat e i social.

Il pressing dall’alto

La domanda ricorrente è una soltanto: qual è il motivo che ha convinto Caliendo, fino all’ultimo deciso a non cedere agli alleati, a mollare la presa? C’è chi sussurra di un pesante intervento dall’alto, frutto di un intreccio di telefonate tra i segretari regionali dei principali partiti di centrodestra. Forse di un pressing dello stesso Matteo Salvini e finanche di Giorgia Meloni sui responsabili forzisti. “In provincia di Varese bisogna chiudere. Punto”. Per questo motivo Caliendo avrebbe deposto le armi, sconfessando quanto era stato detto e deciso sino a quel momento. Vero? Falso? Comunque sia, il risultato ha scatenato l’ira di Nicola Mucci e di buona parte del partito in provincia di Varese.

Una resa in scia alla bandiera bianca issata sulla sede leghista di Busto Arsizio: la storica sezione, decisa da sempre a non concedere la candidatura a sindaco a Fratelli d’Italia e, quindi, contraria al mandato bis di Emanuele Antonelli, ha infine ceduto alle pressioni dei vertici provinciali e regionali del Carroccio. Un diktat che ha indotto Francesco Speroni, leghista della prima ora, già ministro, e ora segretario cittadino, a chiudersi in un curioso silenzio stampa. Atteggiamento che ha tutta l’aria di sviare un problema enorme che, come per Forza Italia su un altro versante, richiama aspetti di sostanza: la coerenza e, soprattutto, la dignità politica calpestate.

Mucci: “Nel centrodestra nessun accordo: c’è chi vuole turlupinare Forza Italia”

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