Candiani (Lega): «Il governo intervenga per ridurre i rincari delle materie prime»

tradate candiani ospedale covid
Il senatore della Lega Stefano Candiani

ROMA – Mettere in campo iniziative volte a garantire alle filiere produttive l’approvvigionamento delle materie prime necessarie e incentivare il rientro in Italia e in Europa delle produzioni strategiche che sono state delocalizzate negli ultimi decenni. Ma anche dottare provvedimenti urgenti per l’attuazione di un esteso monitoraggio e rilevazione dell’andamento dei prezzi delle materie e dei materiali più significativi. Sono queste alcune richieste rivolte al governo e contenute in una mozione presentata oggi (giovedì 27 maggio) in senato dal leghista Stefano Candiani.

Documento che verrà poi declinato anche a livello provinciale, almeno in un primo momento, nei Comuni seguiti dal referente provinciale della Lega Giuseppe Longhin, il quale da tempo sta portando avanti il progetto delle Zone omogenee.

La mozione

Ormai è chiaro che il Covid è stato (e lo è tutt’ora) una pandemia sanitaria, economica e sociale. Gli effetti del virus sul tessuto produttivo nazionale, infatti, soprattutto in alcuni settori, sono stati devastanti. E forse non ancora del tutto evidenti. Tanto che, con il passare delle settimane, emergono sempre nuovi problemi che vanno ad intaccare e mettere a dura prova il mondo del lavoro. Ultimo quello del rincaro e scarsità di materie prime. Argomento principe, anche se non l’unico, della mozione che Stefano Candiani ha presentato in Senato per chiedere al governo Draghi l’impegno su una serie di argomenti.

PMI messe a dura prova

«l’Italia – si legge nel documento firmato dal senatore di Tradate – non vive una crisi economica di questa portata dal secondo Dopoguerra, e tutte le attività economiche, dal turismo alla produzione industriale, dal commercio all’artigianato, che ne sono state travolte, rischiano di non sopravvivere. L’Ufficio Studi della CGIA stima una perdita di fatturato per le imprese italiane di 420 miliardi di euro per il 2020, con più di 300.000 micro, piccole e medie imprese, cioè l’asse portante dell’economia del Paese, a rischio chiusura definitiva, con le evidenti conseguenze che questo comporta anche sul mercato del lavoro».

Troppo care e difficili da reperir

Il Covid ha poi causato «l’interruzione delle catene globali di approvvigionamento e la conseguente carenza delle materie prime e un considerevole aumento dei prezzi. Ad esempio la carenza di legno, già dagli ultimi mesi dello scorso anno, ha determinato un significativo rialzo dei prezzi, superiore al 30 per cento. Accanto a questo è necessario considerare le grandi difficoltà logistiche di reperimento di navi e container e il conseguente aumento dei costi e dei tempi di trasporto delle suddette materie, anche a causa della grande domanda proveniente da Cina e Stati Uniti; il settore dell’arredo, un’eccellenza italiana che coinvolge 73.000 imprese e 311.000 addetti con un fatturato da 42,5 miliardi di euro nel 2019, ha fatto registrare a fine 2020 un calo del 16 per cento per l’intera filiera, e rischia di subire un ulteriore forte contraccolpo, così come i settori dei pellet e degli imballaggi in legno».

Stessi problemi nella filiera dell’agroalimentare. Dove dopo anni di stabilità, «anche i prezzi delle principali commodities alimentari hanno fatto registrare un incremento, raggiungendo, a livello mondiale, il massimo dagli ultimi sette anni, trainati dall’aumento delle quotazioni di oli vegetali, zucchero, cereali, latte e carne». Tutto confermato anche da una recente analisi di Coldiretti, sulla base dell’indice Fao dei prezzi alimentari, che ha raggiunto in gennaio una media di 113,3 punti, emerge infatti come a segnare tale andamento siano stati i prezzi internazionali del mais (+11,2%), seguiti da quelli di orzo (+6,9%) e grano (+6,8%). Una tendenza al rialzo che ha interessato anche lo zucchero (+8,1%) e gli oli vegetali che sono saliti del 5,8% in un mese, raggiungendo il valore più alto dal maggio 2012. Simili aumenti si sono registrati anche sui prodotti lattiero-caseari e sulla carne.

I problemi dell’edilizi

E senza dimenticare gli aumenti nel settore delle costruzioni hanno riguardato soprattutto i metalli, materie plastiche derivate dal petrolio, calcestruzzo e bitumi. Un esempio concreto è il tondo per cemento armato, che fa segnare un incremento del 117 per cento tra novembre 2020 e aprile 2021. Vi sono poi i casi di ulteriori forti incrementi registratisi anche in altri materiali di primaria importanza per l’edilizia, come ad esempio i polietileni e i poliuretani che hanno subito un incremento rispettivamente del 48 per cento e del 45 per cento tra novembre 2020 e febbraio 2021, il rame con un incremento del 17 per cento, il petrolio con un più 34 per cento e il bitume con un più 15 per cento, persino il legno è salito del 7 per cento da ottobre 2020 ad oggi, mentre la gomma ha registrato un più 10 per cento, conseguenza di tali incrementi è la difficoltà di approvvigionamento, difatti molti cantieri pubblici e privati rischiano di bloccarsi con gravi ripercussioni economiche e sociali.

Azioni da mettere in campo

Il documento si chiude con la richiesta d’impegno del governo a mette in campo iniziative volte a garantire alle filiere produttive l’approvvigionamento delle materie prime necessarie e incentivare il rientro in Italia e in Europa delle produzioni strategiche che sono state delocalizzate negli ultimi decenni. Ma anche dottare provvedimenti urgenti per l’attuazione di un esteso monitoraggio e rilevazione dell’andamento dei prezzi delle materie e dei materiali più significativi. Oltre a un esteso monitoraggio e rilevazione dell’andamento dei prezzi delle materie e dei materiali; un intervento urgente, attraverso il quale riconoscere gli incrementi straordinari di prezzo intervenuti per ricondurre i rapporti negoziali nel perimetro dell’equilibrio, riconoscendo così i maggiori costi che si troveranno a fronteggiare gli operatori economici e trovare la migliore strategia finalizzata a monitorare l’andamento dei prezzi delle materie prime sul mercato, al fine di arginare azioni speculative.