Lega in fibrillazione anche a Varese. Per il commissario più spine che rose

Varese, la storica sede della Lega

VARESE – “E adesso con chi parliamo?”. E la domanda che si stanno ponendo un po’ tutti nel centrodestra varesino. Un quesito che, non pochi, fanno seguire a un: “Ma la Lega cosa sta facendo?“. Il cambio ai vertici del Carroccio provinciale annunciato nel segno della continuità, al momento pare abbia creato un black out. Per lo meno in termini di presenza sul territorio, già complicata in tempo di pandemia, ma che ha subito un’ulteriore battuta d’arresto.

Carroccio in fibrillazione

“In campo – e lo confidano gli alleati civici e politici – abbiamo perso i punti di riferimento con i quali abbiamo lavorato fino ad ora. E per adesso non abbiamo avuto altri segnali”. Insomma il centrodestra varesino spinge. Anche a fronte di un centrosinistra che ha iniziato a macinare metri sulla via della campagna elettorale.

Inutile cercare di cavare un ragno dal buco dalle fonti ufficiali leghiste. Da quel fronte arrivano solo squilli di tromba che annunciano rose, fiori e clima sereno. Un fico secco. E l’incontro bustocco dell’altra sera, con tanto di silenzio stampa del segretario cittadino Francesco Speroni, conferma che il nervosismo in casa lega serpeggia dal Nord al Sud della provincia. E per motivi diversi.

Chi compare e chi scompare

Il primo, comune a tutti, è l’entrata a gamba tesa di Stefano Gualandris, il quale ricevuto l’incarico altro non ha fatto che tradurre in concreto il mandato. Senza andar troppo per il sottile in quella che è a tutti gli effetti una cristalleria. E così, dicono sempre i ben informati, a terra ci sono già cocci da raccogliere. Quelli causati dal cambio tanto repentino quanto sorprendente e quelli che si sono aggiunti con le prime uscite del commissario. Che di fatto non ha cambiato nulla per cambiare tutto.

Ma non è solo una questione di ruoli mantenuti sulla carta ed esautorati nel concreto. E i motivi degli attriti bustocchi non sono identici a quelli varesini. Nella Città Giardino, ad esempio, una causa di tensione è la collocazione del gruppo Agorà. Che con Stefano Gualandris sembrerebbe essere tornato in gioco dopo la stroncatura politica “urbi et orbi” del coordinatore elettorale Mirko Reto, condivisa per altro da gran parte dei leghisti del capoluogo.

Niente fiori, poche rose e tante spine

Insomma niente fiori, poche rose e tante spine. E tra queste anche quella di un candidato, Roberto Maroni, al quale tutto il centrodestra si è aggrappato per mandare a casa Galimberti e il Partito democratico, ma che da un po’ di tempo sembra essersi eclissato. Un silenzio che gli ottimisti dicono sia dovuto all’arrivo dalla Pasqua da vivere in maniera serena, mentre i pessimisti lo leggono come un mezzo passo indietro. Nel mezzo ci sono i realisti: “Non sappiamo che pesci pigliare“. E stando in tema ittico, l’ironico post di Luca Marsico in Lega e non solo inizia a perdere l’alone dello scherzo, ma incomincia a prendere la forma di un’ipotesi sul tavolo.

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