Cambia il segretario e cambia la Lega. Ma sul Carroccio c’è chi dissente

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VARESE Fagioli (Alessandro) nel motore della Lega provinciale. Potrebbe essere l’ex sindaco di Saronno l’uomo di fiducia che  Stefano Gualandris, nuovo commissario provinciale della Lega, nominerà nelle prossime ore. E, molto probabilmente, gli affiderà gli Enti Locali. Manca ancora l’ufficialità, ma il nome ha iniziato a circolare negli ambienti del Carroccio locale; non in tutti. Inoltre l’arrivo di Fagioli “liquida” Emanuele Poretti: se fosse calcio, non si potrebbe parlare di entrata e gamba tesa, ma sicuramente di un tackle robusto che archivia il segretariato Bianchi-Poretti.

Con quali effetti? Si vedrà sul breve periodo. I primi a capire quale sia l’antifona che sta andando sul Carroccio potrebbero essere proprio i tre referenti politici che stanno seguendo le partite elettorali a Varese (soprattutto), Gallarate e Busto.

Chi si porta Gualandris?

L’addio repentino di Matteo Bianchi, ma soprattutto la nomina di Stefano Gualandris, hanno sorpreso molti leghisti. Al punto che non sono pochi coloro che sono venuti a saperlo direttamente dai giornali. Non solo i semplici militanti, ma anche figure di spicco nel panorama dirigenziale del partito. Scelta che, per questo, ha lasciato con un palmo di naso e qualche interrogativo al momento senza risposta.

Se è vero che, dal momento in cui la nomina è diventata ufficiale e di dominio pubblico, è iniziato il rito del “benvenuto” e degli “in bocca al lupo”, nessuno può negare che la scelta di Gualandris si sia portata dietro una serie di domande e anche di riflessioni su cosa stia diventando la Lega.

Il primo punto interrogativo era legato all’uomo di fiducia al quale Gualandris ha fatto riferimento nell’intervista a Malpensa24 senza però svelare il nome. Che risponderebbe al nome di Alessandro Fagioli, il quale, dopo aver perso le ultime elezioni a Saronno, è stato chiamato a ricoprire un incarico di partito fuori dalla Città degli Amaretti. Ora potrebbe tornare a lavorare sul territorio (che ben conosce per essere stato prima assessore e poi anche vice presidente – lo è ancora – della Provincia a Villa Recalcati).

Resta però da capire, qualora dovesse diventare responsabile degli Enti locali, quale sarà la dialettica con i tre sub coordinatori di zona. Ovvero Mirko Reto, Giuseppe Longhin e Andrea Tomasini che stanno seguendo la partita delle amministrative (rispettivamente) per Varese e il Nord, per Gallarate e il centro e per Busto e il Sud del Varesotto. Nel senso che i tre referenti, sotto l’egida Bianchi, avevano una rotta segnata, ma ampia libertà di movimento e, qualcuno dice, “carta bianca”. Sarà ancora così? I leghisti lo capiranno nel giro delle prossime settimane.

Il partito delle nomine calate dall’alto

Se si fa presente che in Lega è sempre stato un po’ così, storcono il naso. E anche di brutto. Forse perché la Lega celodurista oggi esiste più nel cuore che nella realtà. Che in atto, e non solo a Varese, ci sia un cambiamento è acclarato. In tanti però non hanno digerito il metodo con cui Gualandris è tornato sulla scena pubblica. “Nessuno sapeva niente e nessuno riesce a capire la tempistica di questo cambio. Che – confida più un leghista – arriva in un momento delicato, con i tavoli provinciali avviati e in pieno “cinema” elettorale”.

Inutile far presente che, secondo le dichiarazioni ufficiali, si va avanti nel segno della continuità. Risposta: “A maggior ragione – aggiungono – che senso ha nominare un commissario che va avanti a fare quello che faceva il segretario di prima? Qua sta cambiando tutto, ma non lo vogliono dire apertamente. Ed è questo, più del nome scelto, che lascia perplessi”.

Depotenziare il leghismo del Varesotto

C’è poi anche una tesi curiosa che gira attorno alla nomina di Stefano Gualandris. Ovvero che c’è una strategia per depotenziare la Lega del Varesotto. Che sia vero o meno è tutto da vedere. Ma gli indizi non mancano. Uno: la scelta è stata fatta da una cerchia ristrettissima e lontano da Varese. Due: nessuno dei due sottosegretari leghisti con Conte, ovvero Stefano Candiani e Dario Galli, sono stati riconfermati con Draghi. E nessuno dei parlamentari del territorio (che si sappia) è stato coinvolto nella scelta. “La nuova Lega – fa notare qualcuno – è sempre meno varesina. Evidentemente i voti di Taranto (si fa per dire) contano di più dei nostri”.

E intanto, buttano lì in molti, “si fanno le nomine, ma non i congressi. E oggi incassiamo senza batter ciglio una nomina decisa sotto traccia. Quanto sono lontani i tempi della nomina a segretario di Maurilio Canton contestata a viso aperto“. Correva l’anno 2011, solo dieci anni fa. Che in politica è un’era geologica.

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