Candidature, se in provincia di Varese i partiti fanno ammuìna

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Stiamo entrando nella fase finale per la scelta delle candidature per le consultazioni europee e amministrative di giugno. I partiti fibrillano, al loro interno discutono (si fa per dire), spiegano, accolgono (Fratelli d’Italia). Normale, si dirà. Ci mancherebbe: ad ogni vigilia elettorale è sempre andata così e, nella circostanza, si ripete il copione. Con nomi che vanno e vengono, capilista annunciati, candidati esterni ma noti al grande pubblico lanciati nella mischia, leader pronti a schierarsi per portare consensi alla loro compagine. Un giro di giostra enorme per affrontare il sistema proporzionale che regola il ricorso alle urne per Bruxelles e sfocia in risultati che non lasciano spazio ai dubbi: ognuno per sé alla conta dei voti. C’è di che divertirsi. O annoiarsi, a seconda delle prospettive con cui si osserva la faccenda.

In provincia di Varese si parla di candidature a tutto spiano, per l’appuntamento di giugno e per le amministrative fra tre anni. Sì, quando, nel contesto della politica, può essere cambiato il mondo. I partiti però sono già al lavoro per distribuire le candidature a sindaco nelle città più importanti in cui si voterà: Varese, Gallarate, Busto Arsizio. C’è già chi, addirittura, si è fatto avanti per opzionare il posto, come il leghista Matteo Bianchi che, nel capoluogo, ha messo una bandierina sul proprio nome. Provocando la reazione degli alleati che, a loro volta, hanno fatto sapere di non gradire e che, a certe fughe in avanti, non ci stanno.

La partita si gioca tutta nel centrodestra, come si può capire. Ma non è detto che a sinistra, nello sparpagliato e confuso schieramento di centrosinistra, non si cominci già a ragionare sul lungo termine. Confronto tenuto sotto traccia, ma tutt’altro che posto in secondo piano. Specialmente tra i gruppi di maggioranza dove c’è abbondanza di aspettative e di pretendenti alla carica di sindaco, essendo Galimberti, Cassani e Antonelli al loro secondo mandato e, quindi, destinati ad abbandonare i rispettivi scranni di primi cittadini.

Il tutto al netto delle elezioni tra poco più di due mesi, che potrebbero modificare gli attuali equilibri, cominciando da Villa Recalcati, la cui maggioranza sostiene il civico Magrini, ma che sta in piedi con lo sputo. Prima di allora, cioè prima del ritorno alle urne nelle città principali del Varesotto, dovrà così passarne d’acqua sotto i ponti. I partiti però si portano avanti col lavoro, dimenticandosi che da qui ad allora potrebbe succedere di tutto e di più, fin da giugno, quando i numeri potrebbero, ad esempio, nella provincia leghista per antonomasia, premiare Forza Italia e penalizzare la Lega. Così per dire, secondo i sondaggi. O rafforzare ulteriormente i meloniani, ai quali gli elettori consegnerebbero in maniera definitiva le redini della politica nazionale e locale. Con buona pace di chi ha fretta di conquistare la scena e, per questo, invece di ragionare con giudizio sta facendo la più classica delle ammuìne, voce di derivazione borbonica che significa fare chiasso, confusione. In altre parole, come spiega il vocabolario, ci si dà da fare senza costrutto né risultati.

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