Caso Coop, il PD di Busto spiega il silenzio. E la Lega: «Abbiamo risposto a tutto»

Maurizio Maggioni, Valentina Verga e Francesco Speroni

BUSTO ARSIZIO – Caso Coop, la tempesta dopo la seduta troppo quieta del consiglio comunale di ieri, 23 marzo. La maggioranza fa quadrato, le opposizioni si spaccano, e divampano le polemiche. Il PD difende la linea del silenzio, e spiega le motivazioni: «Non aveva senso fare domande a cui non avremmo avuto risposte» sottolinea la capogruppo Valentina Verga. Contrattaccando Busto al Centro, che «non ha firmato la mozione di sfiducia» al sindaco. La Lega invece fa scudo alla maggioranza, intervenuta in particolare con la relazione della vicesindaco leghista Manuela Maffioli: «Nessuna reticenza – replica il segretario cittadino del Carroccio Francesco Enrico Speroni – erano i quesiti ad essere generici e poco incisivi».

Il silenzio del Pd

«Non aveva alcun senso intervenire su un’interrogazione in cui avevano apertamente dichiarato che non avrebbero risposto a niente» chiarisce la capogruppo del Partito Democratico Valentina Verga, spiegando così il motivo per cui nessuno dei consiglieri Dem ha preso la parola nel corso del dibattito sul caso Coop. «Che non ha portato a nulla – sottolinea Verga – l’interrogazione era datata e, così com’era, non aveva senso di essere, anche perché mischiava la posizione personale del sindaco e la parte relativa alla causa civile per danni di Coop, con il risultato che non si è risposto su niente. Anche se dall’assessore Magugliani c’è stata una mezza apertura sugli accantonamenti per la causa».

La replica a BaC

Valentina Verga però non ci sta a ricevere gli attacchi di Busto al Centro: «Non ci siamo. La mozione di sfiducia non l’abbiamo protocollata perché BaC si è tirata indietro – chiarisce la capogruppo Dem – siamo rimasti bloccati perché ritenevamo che quanto emerso fosse sufficientemente grave per una mozione, piuttosto che discutere un’interrogazione che lascia il tempo che trova. E che infatti non ha sortito risposte». La strategia Dem è diversa: «Non è che non siamo intervenuti perché c’è la Coop di mezzo, quel che ci interessa è la tutela dell’amministrazione rispetto alle possibili ripercussioni della richiesta di danni, che potrebbero essere ingenti – aggiunge Valentina Verga – abbiamo già chiesto gli atti, e appena avremo in mano le carte faremo un intervento, che però non sarà un’interrogazione a cui l’amministrazione può non rispondere. Di fronte ad un voto anche la maggioranza qualcosa dovrà dire».

Maggioni a BaC: «Avete il sindaco che vi meritate»

Sul caso interviene anche il candidato sindaco del PD Maurizio Maggioni, che aveva già chiesto le dimissioni di Antonelli per l’indagine sull’abuso d’ufficio e l’intercettazione con Caianiello: «La situazione grave, per gli elementi accertati dalla magistratura e pubblicamente noti, non può essere una giustificazione perché il Sindaco si sottragga ad un chiarimento. Ma quanto più la situazione è delicata quanto più il Consiglio rimane marginale. È già avvenuto per la causa dei derivati». Per Maggioni «questa irrilevanza dell’organo collegiale dipende in primo luogo dalle scelte del Sindaco, frutto di una sottovalutazione politica, non caratteriale, del ruolo del consiglio. Dipende però anche dalla condiscendenza dei consiglieri della maggioranza, ai quali si aggiungono anche quelli che vorrebbero usare mille distinguo per non fare i conti con una già tardiva necessaria richiesta di sfiducia – evidente il riferimento a Busto al Centro – e che pretendono di criticare le opposizioni che hanno chiesto le dimissioni attraverso una mozione che non era all’OdG solo perché aspetta ancora le firme anche di quei Consiglieri che, è ormai chiaro, hanno il Sindaco che si meritano e che difendono ancora, nonostante abbiano constatato l’imbarazzo di una aspettata e facilmente intuibile “fuga”  dal Consiglio».

La Lega: «Nessuna reticenza»

A difendere la giunta interviene Francesco Speroni, segretario cittadino del principale partito di maggioranza: «La Lega di Busto Arsizio, visto il comunicato di Busto al Centro in cui si lamentano reticenze nelle risposte alla loro interrogazione sul caso Coop, osserva che da parte della vicesindaca Maffioli è stato puntualmente risposto a quanto richiesto, in forma peraltro generica e confusa. Precisamente: alla richiesta “sui contenuti delle pretese Coop” si è risposto che le stesse sono di 5.500.000 euro; alla richiesta di “quali azioni siano state messe in atto a difesa del comune” si è risposto che l’amministrazione si è costituita in giudizio ed ha chiamato in causa l’assicurazione». Inoltre, aggiunge Speroni, «su domanda degli interroganti, non contenuta nell’interrogazione, ma formulata in corso di discussione, sono stati poi indicati il nome del legale che affianca l’avvocatura comunale e quello dell’assicurazione», mentre «nell’interrogazione non sono presenti richieste circa l’impatto della causa sul bilancio comunale, sulla tenuta di coperture assicurative o sulle previsioni circa le responsabilità personali». Ecco perché il segretario del partito di Salvini definisce «pretestuoso affermare che la risposta è stata reticente, mentre in realtà erano i quesiti ad essere poco incisivi».

Busto, caso Coop in consiglio: Antonelli se ne va, giunta in silenzio, opposizioni quasi

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