Nuovo polo dell’infanzia, i presidenti delle materne a Cassano: «Numerose criticità»

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CASSANO MAGNAGO – Oltre a essere «assolutamente sovradimensionato rispetto ai reali bisogni», il progetto «non mostra una chiara idea pedagogica che orienti la strutturazione degli spazi». Sono solo frammenti, parte di un lungo commento sul nuovo polo dell’infanzia da realizzare a Cassano Magnago coi fondi del Pnrr. A parlare sono i presidenti delle scuole materne paritarie San Giulio, Santa Maria e l’Aquilone che hanno elencato «numerose criticità» legate all’area individuata per la nuova struttura, al calo demografico e ai servizi da offrire. Oltre al profilo politico-sociale di «un’opera così sproporzionata».

Troppe criticità

Un tema che continua a far discutere anche la politica cassanese. Ora a esprimere pubblicamente la propria opinione è chi, quotidianamente, lavora nel settore dell’educazione e della formazione scolastica. «Noi non ci opponiamo pregiudizialmente alla realizzazione di un polo dell’infanzia», dicono i presidenti delle scuole materne. «Al contrario siamo disponibili a collaborare mettendo a disposizione la nostra esperienza». Di contro, però, «auspichiamo che le risorse messe a disposizione dal Pnrr siano utilizzate in modo razionale». La premessa è che «siamo venuti a conoscenza del progetto dai media, dopo un primo incontro – sollecitato da noi – con il sindaco (Pietro Ottaviani, ndr), il piano ci è stato presentato dagli architetti incaricati il 13 dicembre. Ci è stato richiesto di avanzare le nostre osservazioni: cosa che abbiamo fatto sollecitamente, visti i tempi stretti, presentando una relazione dettagliata in cui abbiamo indicato le numerose criticità che, in base alla nostra esperienza maturata sul campo, abbiamo ravvisato».

I numeri e la crisi demografica

Un piano che risulta «sovradimensionato», tesi sostenuta dai numeri attuali dei posti nelle scuole. Ma anche dalla crisi demografica che vede un calo delle nascite, a Cassano come altrove:

A nostro avviso, il progetto, che prevede per la scuola materna 6 sezioni con l’intento di accogliere 180 bambini, è assolutamente sovradimensionato rispetto ai reali bisogni: Non tenendo conto della scuola materna Maddalena di Canossa (che, a quanto pare, potrebbe chiudere l’anno prossimo) e di quella statale, le tre restanti scuole paritarie dispongono di 442 posti, occupati attualmente da 397 bambini, di cui solo 327 sono residenti. Visto il costante e drammatico calo demografico, si può ragionevolmente prevedere che il numero di bambini calerà ulteriormente negli anni futuri. Dai numeri risulta evidente, inoltre, che le attuali dimensioni delle scuole paritarie sono ampiamente sufficienti per accogliere anche i 34 bambini (non 50 come riportato nell’ultimo comunicato stampa!) da ricollocare qualora l’istituto canossiano dovesse chiudere il prossimo anno.

Le preoccupazioni sugli spazi

Ma a preoccupare sono una serie di fattori legati alla nuova scuola. A partire dall’area individuata, ovvero via Lazio, considerata «troppo periferica» e che comprometterà la sua vocazione a verde se verrà costruito un nuovo edificio. Ma anche le difficoltà legate alla viabilità e la questione degli spazi, visto che «di contro al sovradimensionamento, molti spazi e servizi sono sottodimensionati o completamente assenti». Nel dettaglio:

Per essere un servizio primario, l’erigenda scuola ha una collocazione troppo periferica, tra l’altro in un’area a totale vocazione di verde pubblico, verde pubblico di cui resterà ben poco con la nuova costruzione. I 26 posti auto previsti non sono sufficienti neppure per il personale dipendente: immaginiamo quali problemi di viabilità sorgeranno negli orari di ingresso e di uscita dei bambini! Di contro al sovradimensionamento, molti indispensabili spazi e servizi sono sottodimensionati o completamente assenti. Manca, per esempio, un adeguato spazio comune, centrale e di facile accesso da tutte le sezioni, da impiegare per assemblee, lavori di gruppo, attività libere di gioco e movimento da parte dei bambini. Addirittura non è stato previsto un dormitorio per i piccoli. Mancano spazi per attività differenziate ( laboratori, attività personalizzate, attività per livelli di sviluppo, etc) la cui presenza è un indicatore della qualità dell’offerta formativa della struttura scolastica. Riteniamo insufficienti le aree di stoccaggio dei materiali didattici. Ci preoccupa non poco la modalità di accesso alla struttura, prevista direttamente dallo spazio pubblico attraverso troppi ingressi ( che pongono problemi di controllo e di sicurezza), senza, tra l’altro, prevedere un fondamentale (perché di valore anche educativo) ambiente di ingresso.

Di fatto, il progetto «non mostra una chiara idea pedagogica che orienti la strutturazione degli spazi, banalmente accostati, se non addirittura mal disposti (come un’aula della materna incomprensibilmente staccata dalle altre o come la cucina completamente decentrata)». Questo, «contraddicendo l’idea di un servizio educativo zero-sei integrato, che è l’importante intuizione del progetto ministeriale avviato con la legge 107/2015».

La questione politico-sociale

Sotto il profilo politico-sociale, un’opera «così sproporzionata ai bisogni – aggiungono i presidenti – oltre a rappresentare uno spreco ingiustificato di denaro pubblico, male si inquadra nella prospettiva sussidiaria tanto attentamente costruita e custodita nel corso degli ultimi anni». Proprio quella che «ha dato origine a un tessuto comunitario di relazioni e di attenzioni alla persona esemplarmente incarnato da realtà istituzionali pubbliche non statali o comunali, come le scuole paritarie, le quali hanno investito tempo, energie e a volte anche risorse finanziarie proprie per migliorare continuamente l’offerta educativa, la formazione del personale, le stesse strutture edilizie, realtà aiutate spesso da quella risorsa inestimabile che sono i volontari».

L’auspicio

L’auspicio quindi è che le risorse del Pnrr siano utilizzate «in modo razionale», concludono. «Al fine non di costruire strutture appariscenti e disfunzionali per dimensioni e distribuzione di spazi, ma per mettere in campo una visione insieme pedagogica, sociale, politica ampia, di lungo respiro, che sappia porre le basi per costruire un sistema integrato zero-sei sostenibile, plurale, unitario, sussidiario: non solo mattoni e muri, ma opportunità e progettualità educativa condivisa».

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