Castellanza, con la Patronale torna la tradizione del pane di San Giulio

di Sarah Zambon

CASTELLANZA – La Città di Castellanza festeggia in questo periodo la patronale dedicata, come la chiesa parrocchiale dal maestoso campanile, a San Giulio Sacerdote, nato intorno al 330 d.C sull’isola greca di Egina. La comunità intera è coinvolta nella tradizionale fiera con le sue ricche e colorate bancarelle, sulle quale non può mancare un dolcetto davvero particolare, il pane di San Giulio. Per quest’anno ne sono state preparate circa 340 confezioni da 3 pezzi, che le signore della Caritas hanno racchiuso amorevolmente in sacchettini trasparenti, legati con un fiocchetto colorato e corredati dal logo della Comunità Pastorale e dall’elenco degli ingredienti.

La storia del pane castellanzese

Ma com’è fatto e da cosa deriva questo squisito prodotto da forno, simile ad un biscotto? L’idea è nata nel 2001, dopo un pellegrinaggio sull’isola di Orta San Giulio organizzato dall’allora parroco don Pino Marelli, per il 16mo centenario della morte del Santo, avvenuta il 31 gennaio 401 d.C.: in quella speciale occasione, il gruppo di volontarie della Caritas ebbe modo di assaggiare degli squisiti “panini” sfornati dalla monache del convento del luogo e si fecero dare, non senza difficoltà, la ricetta che seguivano per prepararli, pensando di proporli ai Castellanzesi per la Festa Patronale. L’impasto di farina, frutta secca e “provvidenza” è stato un po’ arricchito e rivisitato e, grazie al lavoro di un panificio di Castellanza, ha fatto la sua comparsa sulle bancarelle della Fiera a partire dal 2003. Dopo la chiusura di questo negozio, intorno al 2010-2011 la produzione si è trasferita alla pasticceria “Dolcearte di Mornago”, dove Luca Riganti e la socia Monica hanno ulteriormente migliorato la ricetta, che prevede l’utilizzo di farina 00, lievito, uova intere fresche, zucchero, uvetta ammollata nel Marsala, noci ed un pizzico di sale.

San Giulio sacerdote

Secondo la tradizione cristiana, San Giulio aveva un fratello diacono, Giuliano, con il quale si impegnò nella missione di costruire 100 chiese per sostituire altrettanti monumenti ed altari pagani: una di queste sarebbe stata edificata proprio a Castellanza. I documenti che narrano le gesta dei due religiosi non sono molto antichi e la loro storia non è molto chiara: il Martirologio Romano commemora il solo Giulio, morto il 31 gennaio in “provincia Mediolanensi”. Si racconta che i due fratelli si allontanarono dalla Grecia per sfuggire allle persecuzioni e, dopo un viaggio in mare costellato di mille peripezie, giunsero in Istria. Da lì si recarono dall’imperatore Teodosio, dal quale ottennero un salvacondotto per distruggere le vestigia del paganesimo e costruire, al loro posto, edifici di culto cristiani.In Italia dimorarono per un po’ di tempo nei pressi di Roma ad Aquae Salviae, quindi attraversarono il Lazio e poi raggiunsero Milano – si pensa che lì abbiano anche conosciuto Sant’Ambrogio – continuando nella loro opera di edificazione. Costruirono le loro due ultime chiese nella zona di Orta: una a Gozzano, dove sarebbe stato sepolto Giuliano e l’altra in mezzo al lago, dove riposano invece le spoglie di Giulio. Per raggiungere dalla riva l’isoletta disabitata, San Giulio stese il suo mantello sull’acqua, chiedendo a Dio di conferirgli la capacità di trasportarlo indenne fino al lembo di terra emerso, come fosse una barca. Una volta approdato, scacciò i numerosi serpenti presenti, piantando una croce su uno sperone di roccia ed iniziò a costruire la chiesa intitolata ai Santi Apostoli.

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