Il futuro di Castellanza passa dal polo chimico. Ma nessuno sa ancora cosa fare

CASTELLANZA – Commerciale? Non conviene. I tempi stanno cambiando anche per la grande distribuzione. Residenziale? Difficile. Anzi quasi impossibile. La bonifica potrebbe rappresentare un costo così elevato da rendere antieconomico l’investimento e raffreddare gli entusiasmi dei costruttori. Stiamo parlando del polo chimico di Castellanza e della sue possibili destinazioni in ottica di riqualificazione. Ma al momento la certezza è che non c’è certezza su cosa fare. O meglio ci sono idee di massima, ma per progetti, percorsi e discorsi più concreti è davvero troppo presto.

Non si sa cosa fare, ma è normale

Del polo chimico e dei suoi possibili riutilizzi si è parlano nell’incontro organizzato dall’amministrazione Cerini con l’obiettivo di condividere con i cittadini la variante del pgt. In questo momento il fatto di non avere un’idea forte da mettere sul tavolo per il recupero del polo chimico in ottica di variante del pgt non preoccupa più di tanto. «Il percorso è appena iniziato – spiega l’architetto Marco Engel che sta lavorando al documento di piano del governo del territorio – stiamo parlando di un’area complessa, dove il Sempione rappresenta uno dei problemi sotto il profilo dell’accesso, poiché è l’unica strada». Ma non è l’unica criticità. Ve ne sono anche altre. La più pesante è la questione della bonifica: quanto costa? chi la deve fare? chi la deve pagare?. Tutte domande che sono lì e alle quali occorre dare una risposta.

Per non parlare dell’ex sedime ferroviario che delimita un lato del polo chimico. «Quelli di Ferrovie Nord non hanno alcuna idea su cosa fare del sedime – spiega Engel – anzi sono loro che hanno chiesto a noi suggerimenti e spunti. Crediamo che quella striscia sia strategica: è un pezzo di potenziale sistema di straordinaria bellezza che va da est a ovest, che interseca la Valle Olona e che può diventare un’asta verde straordinaria».

Insomma l’architetto in conclusione ha detto che «quella del polo chimico è un’area maledettamente complicata. Dobbiamo capire quali sono gli interventi e gli investimenti necessari a partire dal miglioramento dell’accessibilità di quell’area».

Cosa sta facendo Chemisol?

A spiegare cosa sta facendo intanto Chemisol è Paolo Cottino, rappresentante di Kcity, società  incaricata che sta facendo una serie di riflessioni sul polo per conto proprio di Chemisol: «Siamo lontani dall’urbanistica di un tempo. Non abbiamo al momento in mano alcuna proposta o soluzione sostanziale. Però in questi mesi abbiamo aperto un dialogo con il comune, ma anche con i cittadini. Il tema dell’università l’abbiamo considerato, abbiamo studiato poli universitari dislocati sul territorio, ma  la Liuc non ha piani di sviluppo sul medio periodo. Vogliamo prendere parte a questa discussione e a questo percorso del pgt. Arriveremo a portare sul tavolo la posizione della società».

E le minoranza?

Michele Palazzo di Sognare Castellanza e Paolo Colombo di Forza Italia da tempo sono poli estremi che si toccano, nel senso che sono in quasi perfetta sintonia sui temi che mettono sul tavolo. Entrambi hanno sottolineato la mancanza di una visione complessiva della città, «che se c’è non si vede per niente» e manifestato un po’ di stupore del fatto che «per quest’area non  ci sia, non diciamo un progetto, ma per lo meno qualche idea su cui ragionare. Magari cercando di coinvolgere un po’ di più le minoranze».

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