Al Circolo di Varese rarissimo intervento di chirurgia toracica su paziente con Covid

VARESE – La storia di Marta, paziente dell’Ospedale di Circolo di Varese, racconta quanto può essere dura la lotta contro il Covid, e come una squadra preparata e affiatata sia in grado di vincerla. In seguito ad una forma molto grave di coronavirus la donna ha riportato delle complicanze che hanno reso necessario un intervento di chirurgia toracica con pochi precedenti al mondo. Il decorso post operatorio sta procedendo al meglio: a breve potrà tornare a casa.

Tre mesi di lotta contro il Covid

Quella di Marta è una storia di resistenza e voglia di vivere. Ma anche di affiatamento, coraggio, intraprendenza e di grandi capacità e competenze. Una storia di lotta, durissima, contro il Covid e tutte le sue subdole armi, fino alla riconquista piena della vita. La storia inizia a maggio 2021, quando Marta, 56 anni, mamma e moglie, viene ricoverata all’Ospedale di Circolo di Varese. La diagnosi è una forma molto grave di Covid: la paziente viene ricoverata in Terapia Intensiva Generale, intubata e quindi tracheostomizzata. Passano tre mesi prima di poterla risvegliare. Tre mesi di combattimento strenuo contro il virus, in cui il personale della Rianimazione diretta dal professor Luca Cabrini si è dato il cambio, al di qua e al di là della linea rossa tracciata sul pavimento, per dare alla donna ogni chance possibile per tornare a riaprire gli occhi. E Marta ce la fa, riapre gli occhi e fa molto di più. Viene trasferita nel reparto di Pneumologia, dove l’équipe della dottoressa Cinzia Gambarini e il team della Riabilitazione pneumologica e neuromotoria iniziano il lungo e difficile percorso di cure e di svezzamento. Giorno dopo giorno, Marta, ancora trachestomizzata, deve reimparare a respirare, a deglutire, a muovere mani, braccia, gambe.

Complicanza dovuta all’intubazione

Qualcosa però non va come dovrebbe: ogni volta che beve un po’ d’acqua, Marta tossisce. I suoi polmoni evidenziano segnali di nuove infezioni. Il sospetto clinico viene confermato dagli esami strumentali: la donna ha una fistola tracheo-esofagea, una rara complicanza che può verificarsi dopo una intubazione molto prolungata. In particolare, la cannula per la ventilazione, inserita nella trachea, ed il sondino naso-gastrico per l’alimentazione, inserito nell’esofago, hanno creato nel tempo una ferita nella parete di questi due organi, dando origine ad una fistola, ossia una comunicazione diretta tra l’esofago e la trachea. Quello che Marta ingerisce, finisce nelle vie respiratorie, con il rischio di soffocamento e di polmoniti continue. C’è un’unica possibile soluzione, quella chirurgica. Viene coinvolta l’équipe della Chirurgia Toracica, guidata dal professor Andrea Imperatori. A studiare il caso e a decidere il da farsi è il professor Nicola Rotolo. È un’operazione rara e delicatissima quella prospettata a Marta e alla sua famiglia. «Mi avete salvato dal Covid, mi fido di voi!», è la risposta.

Intervento rarissimo

«Non avevo mai eseguito questo intervento prima – racconta Nicola Rotolo – del resto, è molto raro in Italia e nel mondo, anche se con il Covid qualche caso in più si è registrato, visto il gran numero di pazienti che sono stati intubati per lunghi periodi. Mi sono preparato con attenzione, il professor Imperatori mi ha dato il suo supporto e insieme abbiamo predisposto ogni fase e analizzato ogni possibile evenienza. E poi insieme lo abbiamo affrontato». Il 18 ottobre scorso Marta entra in sala operatoria di Chirurgia Toracica. Ci resta per quasi sei ore. Con la preziosa collaborazione degli anestesisti, guidati dal dottor Alessandro Bacuzzi, il professor Rotolo procede con un accesso cervicotomico, cioè all’altezza del collo. Dopo aver isolato la trachea e l’esofago all’altezza della fistola, ha suturato la breccia esofagea, circa 3 cm di orifizio comunicante con la trachea. La trachea è stata invece più complessa da gestire: è stata resecata per quasi 5 cm nel segmento di comunicazione con l’esofago, lo stesso dove era stata praticata la tracheostomia, quindi sono state ricollegate le due porzioni superiore e inferiore e così ricostruita la continuità della trachea. Con l’aiuto del dottor Pavan, otorinolaringoiatra, si è infine posizionato un lembo muscolare tra i due organi, ad ulteriore rinforzo.

La paziente potrà tornare a casa

Dopo venti giorni di degenza in terapia intensiva, grazie all’assistenza in particolare del dottor Davide Maraggia, che aveva già seguito la paziente nei tre mesi precedenti in Rianimazione, si è provveduto alla estubazione e al trasferimento della paziente in Chirurgia toracica, in grado di respirare autonomamente. La paziente ha così potuto riprendere il lungo percorso di riabilitazione respiratoria, motoria e foniatrica, grazie all’équipe guidata dal dottor Michele Bertoni, che attualmente l’ha in cura all’Ospedale di Luino. Grazie anche alla sua enorme forza di volontà, Marta ora si alimenta regolarmente e respira senza ausili, ha ripreso a parlare e a vivere: anche l’équipe della Riabilitazione ha fatto miracoli e presto, finalmente, potrà tornare a casa. «La storia di questa paziente può sembrare incredibile – osserva il direttore generale dell’Asst Sette Laghi Gianni Bonelli – ma è invece un esempio evidente di come i nostri professionisti siano davvero capaci di prendersi cura della persona, non soltanto di curare la malattia, affrontando le complessità più ardue. Curare i pazienti Covid è un’attività complessa, molto più di quanto possa sembrare: servono le competenze, il coraggio e l’intraprendenza che il nostro personale dimostra quotidianamente».