Comuni aeroportuali, ennesima beffa: arriva solo un terzo della tassa d’imbarco

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ROMA – Erano diciotto i milioni che lo Stato avrebbe dovuto versare ai Comuni aeroportuali d’Italia per l’addizionale comunale sui diritti d’imbarco passeggeri, meglio conosciuta come tassa d’imbarco, per quanto riguarda il 2018. Con un anno di ritardo, non solo il danno ma anche la beffa: l’importo versato è di sei milioni, solo un terzo di quanto spetta ai 47 Comuni. Certo non può essere piena la soddisfazione dei rappresentanti di Ancai, che si sono riuniti ieri 2 luglio a Roma per il direttivo nazionale. Con l’obiettivo di definire la strategia che li porterà il prossimo novembre all’udienza contro lo Stato per l’ottenimento degli arretrati 2005-2015, e pronti a iniziare la diffida anche per gli anni successivi.

Una presa in giro

«Siamo pronti e compatti per questa battaglia legale – spiega Mauro Cerutti, vicesindaco di Ferno e presidente di Ancai – siamo arrivati a 22 Comuni, e a settembre finalmente ci costituiremo a livello giuridico come associazione». Genova, Pisa e Napoli sono le ultime grandi città (a livello locale, si è aggiunta anche Turbigo) che hanno preso parte alla battaglia legale per ottenere gli arretrati della tassa d’imbarco, che arriva sempre meno nelle casse comunali. «Addirittura prima ci arrivavano a fine dicembre, quando era impossibile metterli nel bilancio e finivano, inutilizzabili, nell’avanzo. Praticamente una presa in giro. Lo scorso maggio sono arrivati i soldi del 2018, con un anno di ritardo, ma la beffa è doppia: sono solo un terzo di quanto ci spetta, sei milioni anziché 18», commenta Cerutti. Anche per questo continua la battaglia legale di Ancai contro lo Stato: «Stiamo lavorando per l’udienza del prossimo novembre (prevista inizialmente a gennaio di quest’anno) e siamo pronti a fare diffida anche per gli anni successivi al 2015». Ancai vuole farsi sentire, e in realtà comincia ad essere considerato un interlocutore importante: oggi 3 luglio ha preso parte all’ottava commissione Trasporti del Senato, per dare il proprio parere rispetto alle leggi sulla conduzione degli aeroporti che lo Stato vorrebbe revisionare.

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Ci spetta la tassa sul rumore

A livello regionale continua intanto la battaglia di Ancai relativa all’Iresa (acronimo che sta per Imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili civili), e che mette d’accordo non solo i nove sindaci del Cuv di Malpensa ma anche quelli degli altri tre aeroporti lombardi. «E’ stata presentata al consiglio regionale una mozione partita da Orio. L’Iresa è un’imposta su cui c’è poca conoscenza, ma ci sembra che si sia aperto uno spiraglio». Dopo la sospensione del 2013, infatti, Lazio e Campania già riapplicano l’Iresa, mentre Piemonte ed Emilia Romagna sono tornati a discuterne: «Anche Regione Lombardia deve adeguarsi, sono cambiati i tempi e la tassa sul rumore ci spetta».

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