«Quei soldi di Alitalia sono i nostri». La rabbia dei Comuni di Malpensa

Soldi alitalia malpensa

MALPENSA – Si chiama addizionale comunale sui diritti d’imbarco passeggeri perché quei 6,5 euro che ciascuno spende al momento di acquistare un biglietto aereo dovrebbero finire ai Comuni aeroportuali italiani per far fronte ai disagi nell’avere uno scomodo “vicino di casa” sul proprio territorio. Peccato che di questi 6,5 euro, 5 i precedenti governi li avevano fatti dirottare direttamente all’Inps per un fondo integrazione Alitalia. Ma l’attuale governo gialloverde non è da meno perché, svela il Corriere, il prelievo di 5 euro sta diventando permanente per finanziare il Fondo volo e in particolare la pensione anticipata per il personale navigante (piloti e assistenti) e i tecnici dell’ex compagnia di bandiera. «Una vergogna italiana», tuona il sindaco di Somma Lombardo Stefano Bellaria, presente questa mattina 17 dicembre a Palazzo Viani Visconti insieme al collega di Golasecca Claudio Ventimiglia (nella foto in basso), presidente del Cuv (il consorzio che unisce i 9 Comuni di Malpensa), per spedire ufficialmente via Pec al presidente della Regione Attilio Fontana la richiesta di attivazione di un nuovo Piano d’Area Malpensa. «La viabilità attorno a Malpensa è ormai al collasso», dicono. «I soldi di Alitalia sono soldi nostri.  Li diano a noi per costruire le strade già previste con l’apertura di Malpensa 2000 e mai realizzate».

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Una vergogna italiana

Secondo Bellaria, i 5 euro per Alitalia sono «una vergogna italiana», nonché «una chiara forma di aiuto di Stato» su cui l’Europa mette spesso veti inderogabili. E spiega: «Quei soldi, scippati di fatto ai Comuni aeroportuali, devono essere utilizzati per le opere di mitigazione e compensazione ambientale e per la realizzazione delle urgentissime infrastrutture viarie attorno allo scalo. E invece si continua pure con l’assistenzialismo di Stato nei confronti di un’azienda che non è nemmeno più statale. Avessero almeno la decenza di chiamarla “Tassa per Alitalia” e non addizionale comunale sui diritti d’imbarco».

Cos’è la tassa d’imbarco

L’addizionale comunale sui diritti d’imbarco passeggeri, più semplicemente nota come tassa d’imbarco, è stata istituita con legge 350 del 24 dicembre 2003. Oggi ammonta a 6,5 euro, un tributo che ciascun viaggiatore (in Italia sono circa 75 milioni ogni anno) versa inconsapevolmente nelle casse dello Stato nel momento in cui compra un biglietto aereo. Nonostante il nome lascerebbe pensare che sia un imposta destinata a rimpinguare le casse dei Comuni aeroportuali,  di questi 6 euro e mezzo 5 vanno direttamente all’Inps per un fondo integrazione Alitalia, mentre 50 centesimi vengono incassati dalla Ragioneria dello Stato che li trasmette al ministero dell’Interno per sostenere l’attività dei vigili del fuoco aeroportuali. Rimane un euro, ma anche questo si perde tra l’Enav e il Viminale . «Ai Comuni dovrebbero arrivare 40 centesimi a biglietto aereo venduto, e invece non superiamo nemmeno i 15», denuncia da anni l’Ancai, l’associazione nazionale dei Comuni aeroportuali italiani.

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