Comuni e Città metropolitana di Milano, scintille sulle strategie da sviluppare

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PARABIAGO – Doveva essere un incontro di approfondimento sul Piano strategico metropolitano 2022-2024 della Città Metropolitana (Cm) di Milano. Ma il primo confronto con i sindaci del territorio, dedicato all’Alto Milanese e svoltosi a Parabiago oggi, lunedì 10 ottobre (nelle foto), non ha approfondito un bel nulla. In compenso, numerosi sindaci hanno colto l’occasione per esternare tutte le loro critiche all’ente che ha preso il posto della Provincia, accusato di non ascoltarli e di trascurare molti problemi aperti, dai trasporti all’istruzione.

Da una parte c’erano il vicesindaco di Cm, Michela Palestra, sindaco di Arese, il direttore generale Antonio Purcaro e alcuni tecnici; dall’altra, sindaci e assessori dei comuni di Parabiago, Villa Cortese, Inveruno, Castano Primo, Cerro Maggiore, Busto Garolfo, San Giorgio su Legnano, Legnano, Buscate, Canegrate, Vanzaghello, Dairago, San Vittore Olona. E sì che Palestra aveva esordito sottolineando «il buon lavoro fatto nell’Alto Milanese sui bandi del Pnrr» oltre alla «capacità e maturità di avere una visione d’insieme, che altre zone non hanno, per approfondire tematiche di area vasta in ambito strategico».

Un Piano privo di sostanza

Proprio “strategico” è stato l’aggettivo su cui hanno battuto per più di un’ora e mezza i rappresentanti di Cm, che hanno messo sul tavolo un mero elenco delle 6 “missioni” perseguite dall’ente: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura, turismo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute. È seguito tutto un susseguirsi di “dimensioni”, “parole chiave”, ”coordinate generali di azione”.

Di fatto, Cm si è limitata a indicare una lunga serie di contenuti da sviluppare, dalla transizione energetica all’intermodalità, lasciando ai Comuni «integrare gli indirizzi delle missioni e territorializzarli per uscire dalla genericità degli obiettivi e renderli appropriati alla realtà locale e alle agende delle amministrazioni locali, alimentandoli con i propri progetti». In altre parole, la «messa a sistema della progettualità del territorio».

Purcaro: «Importanti le agende delle amministrazioni locali»

«Questo piano» ha spiegato Purcaro «parte dall’assunto che i confini dei comuni non contano per le scelte strategiche del territorio» ricordando che Cm ha già investito 277 milioni del Pnrr (su 500) in 4 piani integrati (Biciplan, Come in per spazi e servizi di inclusione, Spugna, Milano). L’assunto di partenza è raccogliere le proposte dei territori per portarle in consiglio metropolitano per l’approvazione, cui seguirà la fase di attuazione d’intesa con la Regione, il Comune di Milano e ciascuna delle 7 zone omogenee del Milanese.

«Cm – ha tenuto a sottolineare il suo direttore generale – non ha risorse sufficienti per rendere realtà questi obiettivi. È la Regione che stanzia risorse nei vari ambiti, ma avere le agende dei territori torna utile per veicolare risorse in base ai prossimi bandi Pnrr».

I sindaci: «Nostre idee già note, ma inascoltate»

Al momento di aprire il dibattito con i sindaci, però, questi si sono tirati fuori un bel po’ di sassolini dalle scarpe. La più polemica è apparsa Susanna Biondi (Busto Garolfo, qui sopra) che ha subito puntato il dito sulla discarica di rifiuti speciali autorizzata da Cm nel suo territorio per cui si è finiti davanti alla giustizia amministrativa. «Mi sento lontanissima dalle scelte di Cm e fatico a sentirmi rappresentata da questo ente» ha tagliato corto Biondi, che ha poi rincarato: «Nel piano vedo titoli ma non una proposta di lavoro, né come questi obbiettivi possano essere concretamente presi in considerazione da Cm. Anche gli incontri già fatti su alcuni temi, come il Biciplan, si sono risolti in un totale buco nell’acqua».

Critiche anche da Giuseppe Pignatiello, sindaco di Castano Primo e presidente del Patto dei sindaci dell’Alto Milanese («abbiamo già steso un documento con quello che serve ai nostri territori»), Sara Bettinelli, sindaco di Inveruno e consigliere di Cm («tocca sempre a noi amministratori locali buttare il cuore oltre l’ostacolo. Sollecitiamo l’attuazione delle zone omogenee e suggeriamo una interlocuzione tra territori e Cm») e Lorenzo Radice, primo cittadino di Legnano («da parte nostra le idee ci sono, ma nel Piano mancano, come il progetto sulla mobilità attiva e intercomunale, l’economia circolare, la trasformazione di Accam, gli Its, Afol»).

«Una linea di indirizzo – ha aggiunto Radice – deve riguardare la cooperazione all’interno del territorio, che già esiste, un’altra deve fare ragionamenti al di fuori del territorio di Milano. Il mio comune guarda anche a un’altra provincia. Penso a Malpensa (di cui nel Piano non c’è traccia, nda). E poi mi aspetterei di trovare in un piano strategico gli strumenti per la progettazione integrata, così da superare lo spontaneismo nel fare investimenti».

Palestra: «Non tocca a noi garantire ritorni immediati»

Berra (Cerro Maggiore) e Merlotti (Buscate) hanno messo il dito nella piaga dei trasporti e chiesto ascolto alle criticità lamentate. «Non ho capito – ha commentato il secondo – che cosa dobbiamo mettere come Comuni, se progetti, risorse o se tutto si riduce a un compitino». Ancora, Ruggeri (San Giorgio su Legnano), ha ricordato che un territorio di confine come il suo punta anche verso Varese, senza però avere collegamenti efficaci.

A tutti, così ha replicato Palestra: «Giusto mettere sul piatto le questioni critiche, ma sulla discarica deciderà un tribunale, mentre sulla mobilità sappiamo bene che cosa vuol dire vivere in un territorio poco servito, ma il nostro peso “societario” in materia è minimo. Se l’aspettativa è di un intervento con risorse, non è quello che possiamo fare: il contributo del Piano strategico di Cm non può essere misurato nell’aspettativa di un ritorno diretto e puntuale sul proprio comune, mentre possiamo mettere a sistema strumenti strategici, anche di pianificazione, che evidenzino carenze e possibili linee di sviluppo per individuare poi con velocità e concretezza ambiti di lavoro futuri.

«Il tema – si è raccomandata – non è solo partecipare per portare qualcosa a casa. Ci deve essere una visione oltre il confine del proprio comune. Aiutateci a scrivere linee strategiche più utili possibile. E ragioniamo su un’area più estesa: pensiamo a servizi che i comuni potranno avere sempre meno al proprio interno».

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