Consumo di suolo: solo chiacchiere e un nulla di fatto

Roberto Cenci

Ogni giorno sentiamo parlare politici e amministratori dell’importanza di salvaguardare l’ambiente. Tra le altre, è di gran moda riempirsi la bocca con il grande problema del consumo di suolo e la pressante necessità di ridurne l’uso in modo drastico per tutelare quelle aree, poche, che sono ancora inedificate. Oltre alle parole, però, dove sono i fatti?

Nonostante le crisi economiche e sanitarie, da quella del 2008 all’attuale relativa al Covid, la macchina della cementificazione non si ferma. Rallenta, ma poi riesce sempre a trovare le modalità per ripartire e perdiamo suolo. Ovunque si possono vedere nuovi cantieri, sia nei piccoli Comuni, sia alle periferie delle grandi città; le aree verdi diminuiscono, la cementificazione del territorio aumenta.

Proprio la Lombardia è una delle regioni in Europa che maggiormente soffre il problema del consumo di suolo, ma nulla o comunque troppo poco si sta facendo per risolvere il problema; siamo infatti troppo impegnati a ricercare benessere e sviluppo economico, dimenticandoci che non è possibile vivere in salute e con alta qualità di vita se distruggiamo l’ambiente nel quale dobbiamo vivere e nel quale dovranno vivere i nostri figli. Ogni giorno avanza lo spettro di nuovi centri logistici e centri industriali di varia natura; vengono costruite infrastrutture poco rispettose dell’ambiente e degli ecosistemi, spesso anche inutili, come il nuovo tratto di ferrovia tra Malpensa e Gallarate; villette e condomini appaiono come funghi e occupano ogni spazio rimasto libero.

In Lombardia ci vantiamo di avere strumenti di pianificazione e governo del territorio avanzati e innovativi, ma poi i PGT prevedono indici edificatori altissimi e non regolamentano in modo stringente la cementificazione. In una città come Milano, densamente costruita, povera di grandi spazi verdi e parchi e circondata da un territorio totalmente divorato da strade, infrastrutture, edifici, industrie, specialmente verso nord, si parla di nuovi interventi edificatori, che avranno luogo nei prossimi anni, che porteranno alla costruzione di milioni di metri cubi di nuovi edifici. Nei piani urbanistici si individuano reti e corridoi ecologici, zone naturalistiche da salvaguardare e aree protette tutelate, ma sovente la macchina della cementificazione riesce a superare anche questi vincoli e si insinua in ogni dove. Così facendo le nostre reti ecologiche sono ormai ridotte all’osso, continuamente interrotte e private di ogni funzione ecologica, la biodiversità viene impoverita se non annullata.

Mi domando: in tutto questo dove sta la tutela e la salvaguardia del suolo e la riduzione del suo consumo? Basta parole al vento, basta nuove costruzioni, basta cemento, ristrutturiamo e recuperiamo edifici dismessi. È l’ora di agire, iniziamo con un atto “verde” piantumando nuovi alberi, così facendo daremo ossigeno alle nostre città.

Roberto Cenci, Consigliere Regionale Lombardia Movimento 5 Stelle