La mia amicizia con Bobo Maroni, oltre le appartenenze

Daniele Marantelli e Roberto Maroni, un'amicizia al di là delle appartenenze politiche

di Daniele Marantelli*

La perdita di un amico lascia sempre lacerazioni profonde. La scomparsa di una persona speciale come Roberto Maroni per me segna lo spartiacque con una politica che non tornerà più. Quando due persone “si prendono” non è mai facile trovarne, razionalmente, le ragioni. L’onestà, il coraggio, la fantasia, l’ironia, il comune tifo per il Milan, il sogno di un’Italia federale in un’Europa federale, il rimpianto di dover sacrificare i propri cari a causa degli impegni politici? Non saprei. Forse un po’ tutto ciò ha contribuito a cementare un’amicizia che è durata decenni e che niente e nessuno ha mai potuto e saputo incrinare. Non i dissensi politici tra noi, che pure ci sono stati, e nemmeno le rozze critiche che ho ricevuto dal mio schieramento a causa del nostro rapporto personale.

Alle etichette, “leghista rosso”, mi diceva, si ricorre quando non si hanno idee. Ancora: l’allievo ha superato il maestro, prendendomi affettuosamente in giro. Aveva ragione. Ero stato eletto in consiglio comunale a Varese nel 1985. Presidente della Commissione Bilancio, capogruppo, allievo di maestri tanto generosi quanto severi, a partire dagli uomini che avevano combattuto nella Resistenza. Lui fu eletto nel 1990, comprensibilmente a digiuno di pratiche istituzionali. Eravamo capigruppo di due forze d’opposizione: il P.C.I. e la Lega. Per questo i primi rudimenti istituzionali, interpellanze, mozioni, li condivise con me.

Dopo soli quattro anni era diventato Ministro dell’Interno, poi del Welfare, poi Presidente della Regione Lombardia. Nacque in quegli anni un’amicizia vera e una fiducia reciproca profonda. Quante prime volte insieme. Un sabato mattina di gennaio, nel 1993, mi telefona prestissimo dicendomi che era fallito il tentativo di un’alleanza con la Rete dopo le elezioni di dicembre 1992. La città doveva rialzarsi dopo la tremenda vicenda di Tangentopoli. In quel giorno tumultuoso realizzammo un’intesa che, con l’astensione determinante del PDS, per la prima volta elesse sindaco un leghista in un capoluogo.

Molti dimenticano che nel 1991 fu eletto Presidente dell’ospedale di circolo un esponente del PDS. L’intesa con lui e con una parte della DC terremotò gli equilibri politici varesini ben prima delle inchieste giudiziarie. Nel maggio 2007 gli proposi di partecipare ad un dibattito sul federalismo con Alfredo Reichlin nella mitica sede dei Giubbonari. Era la prima volta di un esponente leghista in una sezione di sinistra a Roma. Radio radicale conserva tuttora gli interventi di quella serata fuori dal comune.

C’ero anch’io quando annuncio’ al circolino di Casbeno la ripresa dell’impegno politico dopo la rottura con Bossi al congresso della Lega di Assago nel 1995. Era accanto a me nella chiesa di Cardano quando, da Presidente della Lombardia, nel luglio 2013, partecipò ai funerali di Laura Prati, sindaca coraggiosa a cui ero legatissimo.

Bobo amava il rischio però, lontano da ogni atteggiamento spocchioso, affrontava le sfide con la necessaria ironia. A Brescia, dopo un’iniziativa, andammo con diversi militanti leghisti in una pizzeria. Per giustificare la mia presenza disse loro che ero il suo autista. Fantastico. Quante serate felici alle feste de L’Unità nazionali, Milano, Genova o alla Schiranna.

Qualche settimana fa sono stato a casa sua. Mi ha regalato il libro che ha scritto con Carlo Brambilla: il Viminale esploderà. È la prima volta che leggo un thriller. Ho sempre preferito saggistica, economia, narrativa. Per lui ho fatto un’eccezione. È una storia avvincente. Solo fantasiosa? Mah. Ci siamo detti tante cose in quel sabato mattina. Sulla politica e sul calcio. Sul resto non c’era bisogno di parole. Bastavano gli sguardi. Mi convinse ad andare ad Atene a vedere la finale di Champions League tra Milan e Liverpool. Portammo con noi i nostri figli. Milanisti anche loro. Il Milan vinse 2 a 1. Tornammo ubriachi di felicità. Ciao Bobo. Ti ho voluto bene. Grazie per la tua amicizia. Mi mancherai. I tuoi figli, sono sicuro, saranno degni del loro papà. Non lasceranno sola la tua EMI.

*già parlamentare varesino del Pd

varese marantelli maroni – MALPENSA24