Derivati, Antonelli: «Busto non ha fatto niente di azzardato. Ma non è finita»

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BUSTO ARSIZIO – «Non abbiamo fatto niente di azzardato. Abbiamo solo chiesto informazioni sul contratto dei derivati e poi si è scatenato l’inferno. Deutsche Bank ci ha subito tirato in causa per portarci di fronte alla Corte inglese». Così il sindaco Emanuele Antonelli ha spiegato com’è nato il costosissimo contenzioso – oltre 4 milioni di euro di spese legali – con l’istituto di credito tedesco che aveva stipulato un contratto di swap sui derivati del Comune di Busto Arsizio. «Ma non è ancora finita» preannuncia il primo cittadino, riferendosi forse alle speranze riposte nelle prossime sentenze in Italia, anche se permane il massimo riserbo su eventuali azioni legali per ribaltare il giudizio della High Court londinese.

L’affondo del Pd

Il dibattito, annunciato in commissione, sul riconoscimento del debito fuori bilancio per le spese legali della causa di Londra, ha ulteriormente scaldato la seduta del consiglio comunale, fin oltre la mezzanotte. È il capogruppo del PD Maurizio Maggioni a ribadire le perplessità già espresse in commissione, contestando sia «la delibera sbagliata del 2017 che ha dato il via all’analisi del contratto e agli incarichi, senza consultare gli esperti coinvolti nel 2007» sia il fatto che «il consiglio comunale non è mai stato coinvolto sui derivati» e chiedendo che «gli atti, fino alla sentenza esecutiva, vengano resi pubblici». Perché, fa sapere Maggioni, «al bar mi chiedono come mai altri Comuni hanno superato questa situazione negativa senza arrivare a spendere tutti questi soldi».

La reprimenda di BaC

Ancora più duro Gianluca Castiglioni (BaC), che contesta gli «omissis, a volte giustificabili, altre volte strumentalizzati», sulla vicenda, e punta il dito contro «la scelta politica di accettare uno scontro giudiziario ostile con una controparte forte. Si poteva avviare una mediazione decorosa, senza arroganza – secondo il capogruppo di Busto al Centro – l’impressione è che l’amministrazione si sia impelagata in una mal valutata vicenda senza via d’uscita. Pessimamente condotta». E ai consiglieri di maggioranza, dai quali non si è mai sentita un’opinione ricorda che «quei 4 milioni di euro sarebbero molto utili al nostro bilancio. Per finanziare mezzo palaginnastica, per aiutare le famiglie in difficoltà con le bollette con 150 euro a ciascuna, o per i servizi sociali».

Le risposte del sindaco

Una lettura che il sindaco contesta vibratamente. A Maggioni suggerisce di «cambiare bar» e sulla genesi della vicenda attacca l’ex sindaco Gigi Farioli, che era assente dall’aula: «Il sindaco comunista che è all’opposizione con voi poteva spiegarvela». Poi smonta le accuse: «Il nostro contenzioso è il primo definito in Inghilterra, e non ha tenuto conto della giurisprudenza italiana che dopo una sentenza-spartiacque della Cassazione va verso la nullità di tutti questi contratti – fa notare Emanuele Antonelli – siamo i primi, ma non è vero che siamo solo noi. Il Comune di Venezia è il prossimo che andrà a sentenza a Londra, dopo aver già speso 4 milioni di euro di parcelle legali, e sono pendenti anche Napoli, Brescia, Catanzaro, Treviso, Pesaro, la Città Metropolitana di Milano e le Regioni Emilia Romagna e Sicilia. E ce ne saranno altri ancora».

Scelta politica? No di buona amministrazione

E a Valentina Verga (Pd) che definisce «una scelta politica» quella del 2017 di «tentare di pagare meno» rispetto al contratto con Deutsche Bank (che poi ha reagito facendo causa al Comune per riaffermare la validità del contratto), Antonelli ribatte: «È stata una scelta di buona amministrazione, da buon padre di famiglia, per cercare di risparmiare di fronte alle rate semestrali salate, soldi di tutti i cittadini, che ci arrivavano da pagare». Insomma, una difesa a spada tratta della linea tenuta in questa vicenda: «Lo rifarei – arriva ad affermare il sindaco Antonelli – la cosa andava affrontata. Con la sentenza italiana si poteva sperare che la Corte inglese potesse accogliere le nostre ragioni». Anche perché, ribadisce il sindaco, «la Corte dei Conti ci avrebbe obbligato a farlo. Alla luce della sentenza della Cassazione, sta esigendo che tutte le amministrazioni, anche quelle che avevano transato, facciano causa alle banche».

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