Don Giuseppe Tedesco: «Ho risposto a una chiamata. La carità diventi un’abitudine»

BUSTO ARSIZIO – «Il mio viaggio? È stata una chiamata. Quando un figlio, un fratello ti chiama e ti dice “ho bisogno di te”, tu cosa fai, lo lasci lì?». Don Giuseppe Tedesco, il parroco di San Giuseppe che ha fatto tremila chilometri in macchina fino alla Polonia per andare a prendere alcuni “bambini di Chernobyl” in fuga dalle bombe, ripercorre al microfono di Malpensa24 la vicenda che lo ha portato alla ribalta nazionale. «Il messaggio che spero si tragga da questa vicenda è che quando si può, si va, si fa. Non si demanda a qualcun altro».

L’intervista

Non si sente un eroe, né tantomeno “il tassista di Dio”, come è stato ribattezzato nel clamore mediatico di questa vicenda: don Giuseppe Tedesco ha risposto alla «chiamata» dei suoi “ragazzi” che volevano scappare dalla guerra. Ne ha recuperati quattro, che sono a Busto – «stanno bene – rivela il parroco – mio papà, che li ospita a casa sua, già si fa chiamare “nonno”» – e li ha portati a conoscere gli altri piccoli ucraini arrivati nella Casa Don Lolo. Perché, afferma il don, «salvezza non è solo dare un tetto, ma anche un po’ di vita normale».

La “lezione” per il futuro

Ma ce ne sono ancora sette, tra quelli che erano stati ospitati in oratorio a San Giuseppe durante le vacanze di Natale: «Muoio dentro a sapere che sono ancora là – ammette – a loro dico di venire via non appena ci sarà una tregua». E, guardando al futuro, don Giuseppe rivela «La speranza è che la carità diventi un’abitudine, non solo nei momenti di emergenza come questo. Perché la povertà cresce e ci sono tante situazioni disperate e di bisogno anche nella nostra comunità».

busto arsizio don giuseppe tedesco – MALPENSA24