A Busto i bambini ucraini salvati da don Giuseppe: «Altri ancora sotto le bombe»

BUSTO ARSIZIO – «Via dalle bombe». Sono dieci i primi profughi ucraini, di cui otto bambini, arrivati a Busto all’alba di oggi, primo marzo. Li ha portati qui il parroco di San Giuseppe don Giuseppe Tedesco, recuperati tra Lodz e Cracovia in Polonia, dopo che sono riusciti a varcare il confine con l’Ucraina. Tra di loro ci sono quattro “bambini di Chernobyl”, già ospitati nelle scorse vacanze dalle famiglie di Busto e dintorni, e la sorella di uno di loro, 23 anni con il suo bambino nato da quindici giorni. «Ma altri sette dei nostri bambini sono ancora là, sotto le bombe».

Arriva il governatore

Alcuni di loro saranno ospitati in oratorio, altri nelle famiglie che normalmente li accolgono durante le vacanze. Stamattina li ha accolti all’arrivo a San Giuseppe il sindaco Emanuele Antonelli con la fascia tricolore, stasera, 1° marzo, sarebbe dovuto venire a trovarli anche il governatore della Lombardia Attilio Fontana, per visitare (sopralluogo poi annullato) la Casa Don Lolo, l’edificio di viale Stelvio, all’interno del sedime dell’ospedale di Busto Arsizio, in cui saranno ospitati i profughi ucraini che l’amministrazione si sta preparando ad accogliere.

“Il tassista di Dio”

Lo hanno chiamato “il tassista di Dio”, ma lui confessa di essere rimasto «molto sorpreso» dallo scalpore che ha suscitato la sua storia. «Quando abbiamo saputo che stavano scappando e stavano attraversando la frontiera senza un posto in cui rifugiarsi, ci siamo chiesti “Cosa facciamo?”. Così siamo andati a prenderli» rivela all’Ansa don Giuseppe Tedesco, reduce da un viaggio lungo tremila chilometri, da Busto a Lodz in Polonia e ritorno, passando da Cracovia dove è riuscito a recuperare un’altra madre con un bimbo.

Altri sette rimasti sotto le bombe

Un viaggio «faticoso e lungo, non finiva mai – racconta il parroco – quello che più mi ferisce è che siamo riusciti a portare a casa solo quattro degli undici bambini che sono stati qui durante l’estate. Ce ne sono ancora sette rimasti lì, sotto le bombe». E infatti Patrizia Boioli, che ha accompagnato don Giuseppe, scrive su Facebook «Contenta a metà». Perché la missione non è ancora del tutto compiuta. Un viaggio «avventuroso, che mi resterà nel cuore – aggiunge Lorenzo Canziani, un altro componente della “delegazione” andata in Polonia – mi resterà l’emozione di vedere i bambini, di vederli liberi e farli restare in un paese dove c’è la pace».

I bambini di Chernobyl

Perché la situazione in Ucraina, nei racconti di chi è ancora là, è sempre più disperata. Come Nastya, 14 anni, che alle famiglie dell’associazione Noiconvoi-Samarate e Castano Primo, scrive che «ha paura, che la terra trema quando scoppiano le bombe, che sta giorni rintanata in uno scantinato per salvarsi la vita anziché vivere». L’associazione ha avviato una raccolta fondi per il popolo Ucraino che servirà per promuovere e organizzare iniziative in loro sostegno: dettagli alla mail noiconvoi.odv2020@gmail.com.

busto arsizio don giuseppe tedesco – MALPENSA24