Le cose in campo non è che filino proprio lisce, ma anche fuori non mancano le grane per il nuovo Milan di Giampaolo, Boban e Maldini. La più grande è quella rappresentata dal rinnovo del contratto di Donnarumma. Il vecchio accordo, formalizzato tra mille polemiche, scade nel 2021 e al momento non ci sarebbero in vista incontri decisivi per il rinnovo. Un problema non da poco. Che fare: rinnovare alle cifre richieste da Donnarumma e dal suo esoso procuratore (si parla di una richiesta superiore agli attuali 6 milioni annui) o venderlo? Donnarumma ha tutta la carriera davanti con i suoi 20 anni e già una lunghissima militanza in Serie A. Peraltro già titolare della nazionale italiana anche per mancanza di grandi rivali, con il solo Meret a insediarlo per davvero. Venderlo a giugno facendo una super plusvalenza alleggerendo di molto il bilancio o rinnovare? Dubbio amletico. Pensare di rinnovare a 8 annui Donnarumma forse è un azzardo. Il ragazzo dovrebbe capire che certe cifre sono insostenibili per quasi tutte le società di SerieA. Poi per un portiere? È una riflessione non facile. Donnarumma al momento è un top o ha dimostrato di poterlo diventare? Solo a sprazzi. Gli errori, tanti, si sono alternati alle grandi parate, ma in un contesto così complicato dal punto di vista finanziario, forse conviene ragionare sulla cessione. Portieri buoni in giro per l’Europa ce ne sono a prezzi molto più bassi e con ingaggi più sostenibili. Il Milan può fare a meno di un giovane bravo ma che al momento non ha dimostrato di avere neppure doti di leadership. Il Liverpool prendendo Alisson ha vinto la Champions, è vero. Ma i Reds avevano già uno squadrone e Donnarumma, giudizio personale, è lontano parente del portiere brasiliano, numero uno al mondo. Venderlo significherebbe incassare, investendo anche in altri ruoli. Vorrebbe dire anche eliminare il problema Donnarumma che si ripresenterebbe puntuale a ogni rinnovo di contratto.