Dove la terra è santa

Mentre la guerra infuria, lo spirito cerca spazio

La moschea di Al-Aqsa (foto di Walker ssk - Pixabay)

di Pierluigi Pennati

Una terra davvero santa quella che si estende in Palestina, anche se flagellata dalla guerra: le attuali operazioni militari di Israele sono solo l’ultimo capitolo di una lunga storia fatta di sangue e di sofferenza. Nonostante la violenza, questa terra resta una terra santa e non è necessario credere in Dio attraverso una delle tre grandi religioni monoteiste che radicano la loro origine a quei luoghi: bisogna fare la stessa esperienza sensoriale che fanno i milioni di pellegrini, esperienza che libererà una parte del nostro spirito come forse non avremmo potuto immaginare e ci farà percepire come sia stato possibile che proprio lì, addirittura negli stessi luoghi fisici e condividendo profeti e scritture, si sono formate le religioni musulmana, ebraica e cristiana.

Gerusalemme (foto di Ri Butov – Pixabay)

Abbandoniamo il contesto politico

Ovviamente è necessario estraniarsi dal contesto politico – per quanto possibile ovviamente, viste le tragiche notizie che provengono da qui – prima di intraprendere un viaggio in questi luoghi, che ospitano realtà completamente differenti ma sovente così vicine tra loro da essere a contatto o, addirittura, la stessa realtà: come nel caso della roccia al centro della Moschea di Omar a Gerusalemme che è ritenuta, dai musulmani, il posto in cui Maometto completò il suo spostamento cominciato a Mecca prima di cominciare la sua ascesa al cielo e, dagli ebrei, la roccia su cui Abramo sarebbe stato sul punto di sacrificare suo figlio prima di essere fermato da Dio.

Preghiere a Gerusalemme (foto di Maciej Jaszczolt – Pixabay)

Al di là delle contese, i luoghi santi sono così misticamente spirituali da meritare – quando la guerra lo consentirà – un viaggio con il giusto “spirito” per scoprire come il Muro Occidentale di Gerusalemme, detto anche Muro del Pianto, in realtà è molto di più di quello che si vede. Infatti, pur essendo solo una porzione dell’antico muro di contenimento del Monte Moriah, si sviluppa per quasi cinquecento metri, la maggior parte dei quali coperti e percorribili attraverso un suggestivo tunnel creato dall’accostamento di numerosi archi a supporto delle scalinate, che dalla città conducevano al Monte del Tempio di Salomone. Attenzione, però, l’ingresso è riservato agli ebrei e sorvegliato da un rabbino, quindi non vi lasceranno passare se non indossate la kippah. Da visitare non c’è solo Gerusalemme, dove per altro è ben conosciuta una famosa sindrome che colpisce molti pellegrini pervasi dall’eccesso di misticità del posto, ed i luoghi santi di ebraismo, islam e cristianesimo, qui molto vicini tra loro, ma di pianificare una visita a Betlemme presso la grotta della natività.

I custodi francescani

Una visita solo turistica potrà forse dirci molte cose sulla tradizione del posto, dato che la parte più interessante è certamente l’archeologia e l’architettura sorta intorno al luogo sacro del quale, come in molti altri casi, poco o nulla di originale è rimasto. A fianco della chiesa sorta sopra la grotta fu costruito un convento di Frati Francescani “custodi” della Terra Santa. Il periodo migliore di visita è in bassissima stagione, gli spazi sono davvero angusti e la troppa compagnia non favorirà la concentrazione, ed, ovviamente, non sarà sufficiente seguire i loro passi, dovrete procedere insieme a loro e, soprattutto, cantare.