Endorsement a Farioli dall’industriale tessile Sandroni: «Atto di coraggio»

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BUSTO ARSIZIO – «Un atto di coraggio». Così Piero Sandroni, noto imprenditore tessile bustocco con importanti incarichi associativi, definisce la scelta di Gigi Farioli di separarsi dal centrodestra per costruire un polo di centro liberal-popolare e riformista alternativo al centrodestra “ufficiale”. L’analisi di Sandroni, che parla da elettore di centrodestra facendo riferimento in particolare ad un recente editoriale di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere, si concentra sull’«occasione persa» da Forza Italia di tentare a riconquistare la sua vocazione liberale: un formidabile assist per la linea dell’ex sindaco, con cui in passato aveva condiviso le esperienze di successo di Polo TexSport e Dress Care per la valorizzazione del tessile Made in Italy. «È quasi certo che l’elettore liberale, moderato, europeista e non sovranista (ce ne sono tanti nella nostra Città) mal sopporti di imprigionarsi nelle posizioni di Lega e Fratelli d’Italia – fa notare Piero Sandroni – così come è assai difficile che accetti di buon grado alcune posizioni ambigue sostenute da questi ultimi nella gestione della pandemia». Un endorsement in piena regola, che arriva dalla cosiddetta “società civile” e in particolare da una voce autorevole di quel mondo moderato da sempre vicino al centrodestra, che Farioli intende rappresentare con il suo “laboratorio politico” centrista.

La nota di Piero Sandroni

Quanto attuato da Gigi Farioli rappresenta una vicenda peculiare che può essere letta in molti modi e ambiti differenti.
Tutti i possibili modi di lettura possono esaltare o criticare il personaggio; gli ambiti, invece, possono focalizzarsi sul solo livello cittadino, oppure su quello più ampio, nazionale. Sta di fatto che quanto è in corso rappresenta per Farioli un atto di coraggio, per certi versi forse di incoscienza, anche alla luce degli eventi per i quali, a un certo punto, è venuta meno la condivisione del suo partito, lasciando Gigi solo, con le sue idee, il suo disegno e gli iscritti e militanti di Forza Italia che hanno scelto di condividerne comunque l’avventura.
Proprio da qui vorrei partire, “dall’atto di coraggio”, trascurando volutamente risvolti e pettegolezzi tipici di una campagna elettorale cittadina.

Me ne dà lo spunto un interessante fondo del professor Galli della Loggia (Corriere della Sera, 12 agosto) in cui si parla dell’occasione persa da Berlusconi (e quindi da FI) “di costruire (…) un grande centro moderato, svuotando politicamente ed egemonizzando quanto stava alla sua destra”.
Certamente, tralasciando alcuni passaggi opinabili, il testo costituisce un’analisi lucida ed acuta della situazione politica del momento: analisi che – guarda caso – dà credito e spessore proprio al progetto che Farioli ha posto in atto su scala locale, con i soli mezzi di cui può e potrà disporre.

Galli della Loggia afferma giustamente che oggi non si è certo “alle prese con una destra delegittimata”. Lega e Fratelli d’Italia “hanno rotto, sì, con le loro origini «eversive», ma – aggiunge – non sono riusciti a costruire una propria identità realmente autonoma dal passato dandosi per il presente una linea politica consistente e coerente”.
Superati insomma separatismo e fascismo, sopravvivono però le posizioni cui assistiamo, fondate sul “dire sempre di no (…), attaccarsi a ogni protesta, dar voce a qualunque movimento antifiscale o antivax e insieme cavalcare ogni invocazione tipo «legge e ordine»”.

Ora, par di capire che in provincia, per le amministrative, viga il dogma per cui Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia debbano essere alleati. Quel che suona strano, oltre all’improvvisa quanto poco motivata svolta rispetto ad un percorso dapprima condiviso, è l’ineluttabilità di questa alleanza. Se alleanza deve essere, deve esserci alla base condivisione di valori. E in proposito, è quasi certo che l’elettore liberale, moderato, europeista e non sovranista (ce ne sono tanti nella nostra Città) mal sopporti di imprigionarsi nelle posizioni di Lega e Fratelli d’Italia, così come è assai difficile che accetti di buon grado alcune posizioni ambigue sostenute da questi ultimi nella gestione della pandemia.

Non a caso, Galli della Loggia osserva che un “eventuale riposizionamento centrista di Forza Italia oggi (…) vorrebbe davvero dire la fine di questa lunga prigionia. (…) Berlusconi potrebbe sentirsi una buona volta libero di far ritornare Forza Italia a quella vocazione conservatrice-moderata di tono liberale che è geneticamente la sua”. E conclude: “Certo, avendo ormai a disposizione un patrimonio elettorale ben minore che nel passato. Ma come diceva uno che se ne intendeva «anche con il 10 per cento dei voti si possono fare grandi cose»”.

Le posizioni di Farioli sono esattamente quelle auspicate dal professore che Berlusconi, ahimè, ha cercato di smentire con una replica in ottica di strategica alleanza. Sta di fatto che l’andamento dei riscontri elettorali, ultimamente registrato da FI rispetto agli “alleati”, ha certamente significato e profonda motivazione che sarebbe opportuno, se non indispensabile, approfondire.

In questo scenario si snoda la vicenda di Gigi Farioli che, con uno strappo meditato e coraggioso, ha dimostrato di voler ritornare alle sue origini liberali: alle idee che, sin da giovane, lo avevano spinto a dedicarsi alla politica attiva con entusiasmo ed onestà non comuni. E questo esperimento, condotto – è vero – su scala di laboratorio, rappresenta un’occasione ardita, ma molto interessante e da seguire con l’attenzione che si merita.
Qualcuno ha scritto che la destra potrebbe aver già vinto le elezioni: tuttavia, qualunque risultato potrà uscirne, a Gigi Farioli va riconosciuto il merito di tentare oggi con coraggio e lucidità, sulla sua pelle, quel che nessuno ha sinora voluto, né accettato di tentare.
Si dice che la fortuna aiuta gli audaci. Almeno, così io mi auguro.

Piero Sandroni

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