Parla Farioli: «Scaricato con un Whatsapp. Seguo la coscienza, non le poltrone»

BUSTO ARSIZIO – «Dopo 27 anni in Forza Italia, mi destituiscono da commissario cittadino con un messaggio Whatsapp». Gigi Farioli è deluso e amareggiato da quella che definisce una «arzigogolata, kafkiana e improbabile inversione a U dell’ultimo momento» compiuta dal suo partito a livello provinciale, e si prepara a scendere in campo alla guida di un polo di centro liberal-popolare e riformista. «Io a sinistra? Chi lo dice mente sapendo di mentire. Di certo rimango molto più liberale di chi ha scelto di allearsi, o meglio di far decidere a casa propria chi non solo non rispetta la parola data, ma non rispetta alleati, avversari e istituzioni».

Sono le prime scintille di una campagna elettorale che lo metterà contro Forza Italia e il centrodestra che da più di un quarto di secolo è la sua casa politica, la stessa con cui per due mandati è stato sindaco di Busto Arsizio. Ma Gigi Farioli non le manda a dire. Ricordando di aver assunto l’incarico di commissario dopo la bufera giudiziaria che si è abbattuta su Forza Italia: «Dopo i disastri mi sono messo al servizio. Ora però nel partito a Varese dopo la Mensa dei Poveri ci sono i poveri di spirito». E, rinfacciandolo a chi «ha goduto e sfruttato» del suo consenso, fa sapere che scriverà al leader degli azzurri Silvio Berlusconi, per «metterlo al corrente dell’indegno comportamento» di cui si sente vittima. Al suo fianco rimane Franco Binaghi, commissario vicario di Farioli, anch’egli esautorato con lo stesso Whatsapp, che definisce «un grave errore politico questo appiattirsi del centrodestra, che ormai non è più quello berlusconiano ma una destra con un piccolo centro».

Gigi Farioli, si sente scaricato?
«Alle 17.23 di oggi mi è arrivato un messaggio Whatsapp con un foglio firmato dal commissario Giacomo Caliendo in cui leggo che mi rimuove dall’incarico di commissario cittadino di Forza Italia a Busto. Ormai con i Whatsapp si licenziano le persone, non c’è da stupirsi».

È la fine di un’esperienza politica? 
«Mi scaricano da commissario, ma mi dicono che rimango in Forza Italia e che non c’è alcun provvedimento disciplinare nei miei confronti».

E adesso?
«Io procedo. Manifestando non una delusione politica, perché ne ho viste di tutti i colori. Ma umana, perché pur avendo avuto a che fare con tutte le specie di uomini o ominicchi del “sangue e merda” di cui parlava Rino Formica, mai avevo avuto a che fare con persone che nel giro di mezza giornata assommassero tante bugie e contraddizioni. Avrei preferito che dicessero la verità, che non possono più sopportare quello che avevano sostenuto fino a ieri per motivi che io ancora non ho capito. Addirittura mi dicono che non c’erano accordi prima di oggi, dopo che nella conferenza stampa di dieci giorni fa lo stesso Caliendo ha parlato di rispetto degli accordi».

Non capisce ma si adegua?
«Se il dogma è l’unità del centrodestra, improvvisamente riscoperto il 7 agosto, così come l’intangibilità di un matrimonio che non esiste a Roma, non posso far altro che cristianamente accettare e non capire. Da fedele a Forza Italia da 27 anni e da persona che, dopo i disastri e i drammi di un anno e mezzo fa, alla richiesta di Berlusconi, Gelmini e Caliendo che mi mettessi a disposizione benché stessi molto male da un punto di vista psicologico e fisico, si era messo al servizio del partito».

Stavolta preferisce un cristiano “Non possumus” ad un garibaldino “Obbedisco”?
«Mi sono messo al servizio e lo faccio ancora oggi. Ma il servizio alla mia coscienza mi obbliga ad essere coerente e a continuare un percorso che risponde ad una profonda convinzione e che non può essere certamente leso da una arzigogolata, kafkiana e improbabile inversione a U dell’ultimo momento. Non comprendo le bugie e contraddizioni e le improbabili forme di compromesso che nelle ultime ore hanno cercato di accompagnare con profferte di posti e di garanzie. Come ho detto più volte, la politica non può essere solo un impiego né la ricerca di poltrone, né un desiderio di vittoria né una garanzia di posizione che prescinde dal bagno elettorale».

Aveva detto che in caso di marcia indietro, Forza Italia era morta. Conferma?
«So solo di essere stato destituito, e trovo molto grave, di poco stile e di assoluta mancanza di educazione averlo annunciato tra le bugie e gli imbarazzi di una conferenza stampa. È un altro motivo di amarezza, ma forse anche un motivo in più per comprendere che questa è una comunità morente che ha bisogno probabilmente di essere rilanciata».

Da berlusconiano di ferro, cosa prova nel candidarsi senza il simbolo di Forza Italia?
«Sono stato destituito da commissario e per certi versi smentito in un percorso politico fatto per la dignità dei valori e dei principi che ogni giorno professa Berlusconi. Colui che non più tardi di un mese fa mi ha mandato una bellissima lettera per ricordarmi che rimango un faro e un importante riferimento della sua politica liberale, europea e garantista. Non mancherò di scrivergli una lettera personale in cui lo ringrazierò per quello che ha fatto per questo Paese e lo metterò al corrente dell’indegno comportamento che si è tenuto a Varese. Dove dopo la Mensa dei Poveri ci sono i poveri di spirito. Nelle mie preghiere canterò: “per i miseri implora pena, per i deboli implora pietà”».

Diranno, e qualcuno già lo sta dicendo, che Farioli va a sinistra…
«Chi lo dice mente sapendo di mentire. Al di là del fatto che non può essere un’offesa essere di sinistra, o di destra o di centro, piuttosto lo è essere indifferenti e senza ideali, la trovo un’offesa della verità. Io probabilmente con questa scelta rimango molto più liberale di chi ha scelto di allearsi, o meglio di far decidere a casa propria chi non solo non rispetta la parola data, ma non rispetta alleati, avversari e istituzioni. E chi oggi è tutt’altro che liberale, viste le posizioni assunte sul Green Pass, sui vaccini, sull’Europa. E sono di certo meno di sinistra di quelle parti di Fratelli d’Italia che, legittimamente, sono socialiste, stataliste, comunitarie e fortemente anti-occidentali».

Nel polo di centro ci saranno anche Italia Viva e Azione?
«Se oltre alle forze cristiane, liberale e popolari che fanno riferimento al PPE, e che pur avendo meno abitudine di condivisione hanno dimostrato di comprendermi molto più di altri che hanno goduto e sfruttato la mia persona e il mio consenso fino alle ultime elezioni del Senato, in cui con spirito di servizio e spendendo grandi energie avevo contribuito all’elezione in Parlamento di Adriano Galliani, mi appoggiassero anche i riformisti che in fondo erano una parte fondamentale di Forza Italia quando Berlusconi scese in campo in alternativa alle sinistre, finalmente si riunirebbe il popolo liberale, popolare e riformista che fu l’anima di Forza Italia nel ’94. Se poi qualcuno crede che Calenda, Renzi e i riformisti siano di sinistra, non capiscono i valori della sinistra e penso che farebbero rizzare i capelli ai veri uomini di sinistra. Chi oggi dice che vado a sinistra lo dice solo perché teme che il popolo liberale, cristiano e popolare riconosca chi è veramente liberale, cristiano e popolare e non vada ai sovranisti. Lo rappresenterò da iscritto a Forza Italia e da candidato per Busto».

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