Arte e ribellione, una mostra a Sumirago ricorda Enzo Siciliano

SUMIRAGOSumirago renderà omaggio a Enzo Siciliano, artista milanese residente nel Comune e scomparso il 29 gennaio. Verrà ricordato con una mostra antologica alla Sala Dal Bello di Villa Molino, sede municipale, che si terrà sabato primo giugno e domenica 2: grazie alla collaborazione di amici e colleghi raccoglierà, tra incisioni, disegno e pittura, i suoi lavori più rappresentativi. L’esposizione, a cura di Alberto Tognola e realizzata con il contributo della biblioteca di Sumirago e dell’amministrazione comunale, verrà inaugurata sabato alle 17 e il giorno seguente sarà aperta dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 18.

Anarchico con Proudhon e Bakunin come miti

Uomo colto e dall’animo ribelle, Enzo nacque a Milano, nel luglio 1942, da una famiglia benestante. Negli anni Sessanta prese dimora nel quartiere di Brera, di fronte al Jamaica, lo storico caffè degli artisti. Dopo il diploma al liceo artistico, decise di iscriversi al corso di architettura dell’Accademia delle Belle Arti, e fu proprio in questo contesto, nel cuore pulsante di avanguardie della metropoli, che cominciò la sua formazione artistica e personale. Erano gli anni della contestazione: durante quel periodo di fervore partecipò attivamente alle manifestazioni. «Era anarchico, Proudhon e Bakunin erano i suoi miti di allora», raccontò il fratello Gianluigi prima di seguirlo, a poca distanza di tempo, verso la dimora ultraterrena.
Testimone del fermento degli anni Settanta e Ottanta, Siciliano studiò, si confrontò e crebbe a fianco dei grandi maestri milanesi che affollavano le aule dell’accademia, i caffè di corso Garibaldi e le osterie di via Brera. Fu attore di una realtà ormai desueta fatta di pittori, scultori, modelle, attrici, musicisti e poeti: assorbì l’aria di Brera, coltivò senza indugio le sue idee e condusse una ricerca artistica libera e sincera, votata alla rappresentazione del reale tradotto da una grande modernità di linguaggio. È in questo contesto che conobbe diversi artisti di fama internazionali con cui strinse anche importanti collaborazioni, su tutti Piero Manzoni, Luca e Roberto Crippa e Julio Paz.

Un’unione scandalosa

Dopo un primo travagliato matrimonio dalla durata di pochi mesi, incontrò finalmente la donna della sua vita, e musa, Elena Parsenziani, di undici anni maggiore. Come lui di origine milanese, ma con un percorso differente: dopo essersi laureata in Economia e Commercio alla Bocconi, aveva intrapreso la carriera da insegnante. Giunti a Sumirago nel 1977, la loro unione era percepita come scandalosa quando ancora il ruolo di professoressa godeva di prestigio e autorità fuori discussione. «Le nostre posizioni vicine alla sinistra extraparlamentare facevano paura in una realtà così chiusa» disse Gianluigi, ma, nonostante i pregiudizi iniziali, la famiglia riuscì poi a integrarsi nella comunità, mantenendo sempre un profilo schivo e riservato. La cascina “Al Praso” di Caidate diventò un punto di riferimento per artisti milanesi e Enzo, con l’apporto di Cairoli della storica cartoleria varesina, fondò l’associazione che nel cortile e negli antichi ambienti delle stalle organizzava festival di poesia e mostre d’arte.

L’attrazione verso afflitti e sofferenti

Enzo fu un artista dai molteplici interessi, un abile incisore nonché un raffinato intellettuale. Durante i primi anni della sua carriera spaziò tra molte tecniche sperimentando il design, la pittura, le incisioni e le grafiche. La sua naturale attrazione verso l’umanità marginale e disagiata lo portò a focalizzarsi sui sofferenti e sugli afflitti, forse mosso da un tormento che lo animava nel profondo. I suoi soggetti prediletti, sempre resi con grande naturalezza e autenticità, erano uomini e donne fragili ritratti in momenti di disperazione, ma anche grandi poeti, letterati, musicisti e cantautori contemporanei o del passato.
Le ultime esposizioni furono realizzate a Daverio e a Sumirago grazie alla collaborazione con Alberto Tognola, Raffaella Silbernagl, Mario Manduzio, Laura Orlandi e Lara Treppiede. Nella moderna sede della Palazzina della cultura, si trovava un nucleo di lavori su carta dedicata al ciclo de “I ribelli”: i poeti, i letterati, i musicisti, gli scrittori e gli artisti che hanno sviluppato il loro talento scegliendo di vivere una vita al di fuori del comune, grandi uomini che sono passati alla storia come geni irriverenti capaci di smuovere gli animi delle persone. La mostra proseguiva alla Undergallery, galleria gestita da Raffella Silbernagl, con una serie di opere accomunate dalla prevalenza dei toni scuri. “Il senso del nero” raccoglieva una ventina di lavori tra opere a olio su tela e cartoni dipinti: una ricerca intima e sofferta condotta a partire dagli anni Settanta e rinnovata in tempi recenti da Siciliano, abile artigiano che seppe maneggiare con maestria l’arte grafica e ottenne notevoli risultati anche nella pittura.

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