Estetisti in lockdown, Confartigianato Altomilanese: perso 1/3 del fatturato

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LEGNANO – I centri estetici della Lombardia perderanno il 31,2% del fatturato annuo a causa dei due lockdown del 2020. Lo riporta Confartigianato Imprese Alto Milanese, secondo cui circa due terzi del calo di fatturato del settore nelle cinque regioni che oggi sono zona rossa viene registrato in Lombardia. Queste attività scontano, oltre all’attuale, l’interruzione prolungata dell’attività durante il primo lockdown, oltre al fatto di essere un settore che con una elevata concorrenza sleale del sommerso. Da marzo a giugno si stima che le imprese del settore, a causa del mix lockdown più concorrenza sleale, abbiano perso 87 milioni di euro; sommando anche gli effetti del lockdown di novembre le perdite arrivano complessivamente a ben 113 milioni.

Colpita soprattutto l’imprenditoria femminile

L’attuale chiusura coinvolge nella nostra regione 8.172 imprese, di cui l’87,5% femminili, con 14.900 addetti (746 imprese, pari al 9,1%, sono in provincia di Varese; 2.651, il 32,5%, in quella di Milano). Il settore è caratterizzato da un’elevata vocazione artigianale: 3 imprese su 4 (75,1%) sono artigiane. Ipotizzando la chiusura delle attività fino al 3 dicembre, giorno in cui sono efficaci le disposizioni indicate nel Dpcm del 3 novembre, il blocco dell’attività dei centri estetici comporterebbe solo per il mese di novembre una perdita complessiva di fatturato pari a 30 milioni di euro. Dai dati di Confartigianato trova conferma il fatto che la crisi legata al Covid-19 colpisce in misura maggiore le imprenditrici rispetto agli imprenditori: evidenza ribadita anche da un suo recente sondaggio, da cui emerge come il virus stia ampliando le differenze tra mondo maschile e mondo femminile, anche nei risultati d’impresa. I dati relativi alla dinamica del fatturato mostrano perdite più ampie per le Pmi e imprese artigiane gestite da donne rispetto a quelle con a capo un imprenditore uomo, con un decremento dei ricavi a svantaggio delle prime più ampio di 10 punti. Differenza determinata anche dal fatto che le donne operano per lo più nei servizi, in particolare in quelli del benessere, settore caratterizzato ad aprile da un lockdown fra i più lunghi e settore che anche nella fase di riapertura ha continuato a subire perdite a causa del cambio di abitudini dei clienti, della maggiore diffidenza e dell’elevata propensione al risparmio dei consumatori.

Appello del presidente Merletti al governo

Un ulteriore gap rispetto alle performance di fatturato lo si rileva anche fra le stesse imprenditrici, che spesso ricoprono anche il ruolo di caregiver (di figli, anziani e/o persone non autosufficienti): molte imprenditrici oltre alle difficoltà generali scaturite dalla diffusione del virus hanno dovuto, e devono, far fronte a ulteriori difficoltà nel riuscire a conciliare tempi di cura e di lavoro a causa della chiusura delle scuole, delle difficoltà nell’accesso ai centri ospedalieri e della chiusura o ridotta attività di altre strutture di supporto. Questo influisce naturalmente sul risultato d’impresa: le imprenditrici che riscontrano difficoltà nella conciliazione, in media hanno registrato un calo di fatturato maggiore di 6,6 punti rispetto alle colleghe che non hanno riscontrato alcun problema. «Noi di Confartigianato – si legge sul sito dell’Altomilanese – andremo avanti ad appoggiare i nostri imprenditori. Giorgio Merletti, presidente di Confartigianato, si è rivolto al ministro per lo Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, chiedendo di chiarire alcuni aspetti. In particolare confida nella prosecuzione del normale svolgimento delle attività dei servizi alla persona, indipendentemente dalla sede delle attività stesse rispetto al domicilio del cliente, attività che sono svolte nel massimo rispetto dei protocolli vigenti e sempre su appuntamento».

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