La vera forza di Fratelli d’Italia. Ancora da dimostrare

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Andrea Pellicini

Forse è vero che partendo da Milano si fa prima ad andare a Torino che a Luino, ma proprio per questo motivo quanto messo in piedi a Luino da Andrea Pellicini, presidente provinciale di Fratelli d’Italia e deputato, nella prestigiosa cornice di Palazzo Verbania, qualche settimana fa, assume ancor più valore. Politico.

Lo scorso 20 ottobre sulle sponde del Maggiore si è tenuto un pomeriggio a tema “Turismo” durante il quale sono arrivati di persona e sono intervenuti: cinque deputati (oltre a Pellicini a fare gli onori di casa: Comba, Di Maggio, Palombi, Tremaglia); un senatore, Mascaretti; un assessore regionale, Francesca Caruso; e un ministro, Daniele Santanché, alla guida del dicastero che si occupa di quanto dibattuto a Palazzo Verbania. Al plotone di relatori bisogna aggiungere due consiglieri regionali (uno presente, Luigi Zocchi e l’altro assente più che giustificato, Giuseppe De Bernardi Martignoni) e un pugno di amministratori locali meloniani. Certo c’erano anche, invitati, il sindaco di Varese Galimberti, il presidente della Provincia Magrini, il presidente di Camera di Commercio Vitiello e tanti sindaci, assessori e consiglieri del Varesotto. Quello voluto da Andrea Pellicini è stato un momento di confronto aperto (in sala, infatti, c’era il tricolore e non il vessillo di partito lasciato all’ingresso) su un tema che interessa l’intero territorio e che necessita di un impegno trasversale attorno al quale tutti si sono trovati concordi, indipendentemente dalle appartenenze.

Ma non è il ritrovato (o appena trovato) spirito lobbistico con declinazione turistica il dato politico più interessante emerso a Palazzo Verbania, bensì la prova di forza messa in campo dai Fratelli. Una prova che si è rivelata di forte impatto pur avendo l’abito elegante tipico del leader locale del partito della Meloni. Niente tripudi di bandiere e poca propaganda liturgica sul “quanto siamo bravi” e “quanto siamo belli”. A marchiare il consesso è bastata la folta rappresentanza meloniana. A Luino, (cioè in una città non semplice da raggiungere) per coloro ai quali forse è sfuggito, c’erano: il governo nazionale, i due rami del parlamento, il governo regionale, gli amministratori locali in carica e persino qualche candidato in pectore, ovvero l’intera filiera istituzionale del partito che guida la Nazione, che va come un treno e che promette (secondo i sondaggi) di non rallentare da qui alle prossime elezioni europee e amministrative.

Due tappe fondamentali per il partito di Giorgia Meloni. Ma anche per gli alleati di coalizione per capire (più sulle Amministrative dove contano le persone che sulle Europee dove “tira” il simbolo) la consistenza di un partito che sta attraversando una fase bulimica in termini di tesserati e crescita del consenso. E che però deve ancora svelare il suo reale radicamento sul territorio e la consistenza della sua classe dirigente.

Quindi, quale ricaduta avrà la prova di forza (perché tale è stata) di Luino?

Enorme, dentro al partito. Pellicini, parlando di Turismo, ha di fatto messo in chiaro chi è il leader e chi detta la linea nei Fratelli, a volte un po’ litigiosi e a volte un po’ spigolosi, della provincia di Varese. Si tenga conto che negli stessi giorni del convegno ha gestito il tutt’altro che semplice caso Attolini. Un bel punto di partenza per i mesi a venire, quando sul tavolo provinciale bisognerà decidere le candidature.

Non tanto quelle per le Europee, dove peraltro sarà curioso vedere se correrà o verrà azzoppato il nome di Marco Colombo. Il sindaco di Daverio è in possesso (dice e si dice) di una wild card per entrare in lista, garanzia che oggi conta ma domani non si sa. Quanto come i Fratelli decideranno di muoversi sullo scacchiere provinciale.

Sono più di ottanta i Comuni che andranno al voto e a questo giro, sicuro, che il partito della Meloni vorrà contare anche in termini di candidati sindaco. Ma tra la volontà di potenza e i “cavalli” veri nel motore c’è un abisso, che la prova di forza di Luino potrebbe non riuscire a colmare. Il timore, infatti, condiviso sottobanco anche da molti Fratelli, è che di uomini da spendere, “gira e rigira”, non ce ne sono molti. Oltre al fatto che la Lega a molte richieste di passi indietro farà “pippirimerlo”. Tranne che in quei Comuni dove ha già fatto harakiri: ovvero Caronno Varesino, dove l’ex leghista De Micheli sarà candidato ma di Fratelli d’Italia, e Brebbia, appena naufragata con le dimissioni di Magni (Lega) e con Francesca Marino (FdI) pronta a correre.

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