Frontalieri, c’è anche Lozza. Il sindaco Licata: «Basta con la lotteria dei ristorni»

giuseppe licata italia viva

LOZZA – Anche il Comune di Lozza si schiera a favore di regole più precise per la gestione dei ristorni dei frontalieri da parte dei comuni. L’amministrazione guidata da Giuseppe Licata è una delle oltre 20 realtà del varesotto che hanno sottoscritto un’istanza per chiedere la gestione diretta dei ristorni. Il sindaco chiede più certezze in merito alla destinazione di queste risorse per gli enti locali, per una programmazione migliore.

Troppa incertezza per i comuni

«I Comuni della fascia di frontiera, particolarmente quelli piccoli, devono ricevere le somme dei ristorni svizzeri in maniera regolare e proporzionale al numero dei frontalieri residenti, anche quando questo numero è inferiore alla soglia del 4%», commenta il primo cittadino di Lozza Giuseppe Licata, tra i promotori dell’iniziativa a cui hanno aderito 22 sindaci di frontiera, per ottenere la gestione diretta da parte dei Comuni dei ristorni dei lavoratori frontalieri della provincia di Varese. Un fronte bipartisan che ha visto uniti comuni di diversi colori politici. Sul tema continua Licata: «I bilanci dei comuni non possono essere appesi alla lotteria dei ristorni! Tutti gli anni non sappiamo se queste risorse arriveranno, perché dipendenti dal superamento della soglia del 4% di lavoratori frontalieri residenti nel comune. Peraltro numero che non è dato conoscere ai sindaci. Questa incertezza impedisce ai Comuni di programmare in maniera ottimale le spese e gli investimenti per le proprie comunità e il territorio».

Una soglia da abolire

«Insieme ad altri sindaci abbiamo quindi chiesto – conclude Licata – che da subito i ristorni dei Comuni che non raggiungono il 4%, attualmente versati da Regione Lombardia nelle casse della Provincia di Varese, siano destinati dall’Ente provinciale ad opere da concordare annualmente con i Comuni territorialmente competenti, in relazione al numero dei frontalieri residenti. Ma l’obiettivo principale, da raggiungere entro due anni, è l’abolizione della soglia del 4%, come già avviene ad esempio in Piemonte».