Gallarate, a scuola contro la violenza: «Vi ama davvero solo chi vi rispetta»

violenza donne gallarate

GALLARATE – La lotta contro la violenza di genere è un fatto culturale: prima della denuncia deve esserci un’educazione al rispetto, alla parità fra i sessi. Educazione che non può partire in nessun altro luogo se non le scuole, dove gli incontri e i primi legami tra donne e uomini nascono e si rafforzano. Ne è convinto anche il Comune di Gallarate, in prima linea contro la violenza sulle donne, presente oggi 13 marzo insieme agli operatori dello sportello antiviolenza Eva Onlus e le forze dell’ordine cittadine, in un incontro al Liceo di Viale dei Tigli.

Si comincia dalle parole

Una lezione particolare, che vuole andare diretta al cuore dei giovani. E che parte con un video abbastanza d’impatto, il monologo tenuto da Paola Cortellesi ai David di Donatello dello scorso anno, che ha parlato di quella violenza e discriminazione che esiste già a partire dalla lingua italiana. Con le differenze fra parole come uomo e donna di strada, uomo e donna disponibile. Parole che diventano idee, poi pensieri, e quindi atteggiamenti, modi di comportarsi. Azioni e violenza. «Siete giovani, ma bisogna partire proprio con voi, a quest’età» ha ricordato la professoressa Enrica Ferrario rivolgendosi ai ragazzi e le ragazze delle seconde classi del Liceo Classico e del Liceo di Scienze applicate di Viale dei Tigli. «Certe notizie a volte si sentono solo in televisione. Ma la violenza, nelle sue molteplici forme, può colpire anche persone a noi vicine», sottolinea Cinzia Di Pilla, coordinatrice di Eva Onlus che gestisce il centro antiviolenza di Gallarate. E che, insieme alle forze dell’ordine, raccoglie le denunce, ma soprattutto le storie e le testimonianze di chi vive o è a conoscenza di episodi di violenza, sporadici o continuati, fisici, verbali o psicologi. «Per questo motivo se ne deve parlare di più – sottolineano Isabella Peroni, assessore alla Cultura e Francesca Caruso, assessore alla Sicurezza – soprattutto per sradicare il fattore culturale da cui la violenza deriva». E lo si deve fare con i giovani appunto, anche entrando nelle dinamiche dei rapporti di coppia che a 15 anni già si vivono: «In ogni rapporto deve esserci il rispetto, anche alla vostra età. Ed in caso di violenza, dovete sapere cosa fare, a chi rivolgervi. Centri antiviolenza, forze dell’ordine e avvocati ci sono per voi».

Chi vi ama vi rispetta

Vengono così raccolte idee e testimonianze degli studenti. Delle ragazze che provano già in adolescenza «i fischi, le battute un po’ spinte per strada, a cui non si riesce nemmeno a rispondere», oltre ad essere consapevoli che sono e saranno discriminate anche più avanti, ad esempio sul lavoro, con mansioni, paghe minori. E con i ragazzi, che da un lato si ergno protettori delle loro compagne quando notano atteggiamenti superbi da parte di altri ragazzi. Ma che ammettono anche: «A volte sembra che alle ragazze piacciano solo i duri, che siano loro a voler essere sottomesse». Stereotipi «duri a morire – ha aggiunto ancora Cinzia Di Pilla – ma che sono falsi. Una donna ama anche il suo aggressore, purtroppo, ma mai vorrebbe essere maltrattata. Le donne devono lavorare sulla consapevolezza e gli uomini sul rispetto». Un problema di cultura ed educazione che dall’adolescenza parte, e che per questo non deve fermarsi: la rete che unisce Polizia e Carabinieri, oggi presenti, è volta proprio a questo, con in programma nuovi incontri sempre nelle scuole, magari con i ragazzi più grandi: «Alla vostra età magari non si parla di violenza, ma parte qui, tra voi: per questo – ha sottolineato il capitano dei carabinieri Matteo Russo – vogliamo coltivare la cultura dell’uguaglianza, il rispetto tra uomo e donna». Perché si arrivi a prevenire, e prima ancora a capire che certi rapporti, malati, morbosi, non sono giusti né sintomo di amore: «Ragazze, non siate le crocerossine degli uomini: chi vi ama vi rispetta. Se un uomo vuole essere predominante rispetto a voi – ha concluso l’ispettore Luigi Manco – e poi ha un raptus e vi tira uno schiaffo, è violento, punto. E la violenza non è amore».

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