Gallarate, arrestato funzionario postale infedele. Fece sparire 40mila euro

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GALLARATE – Doveva ancora scontare una condanna pari a 4 anni e 4 mesi per peculato, reato commesso a settembre di 6 anni fa. E’stato arrestato ieri, 17 settembre, dalla polizia di Stato di Gallarate. Si tratta di un italiano di cinquantanove anni, funzionario postale infedele indagato nel 2014 per una serie di ammanchi dai conti correnti di alcuni clienti della filiale di Comabbio.

Spariti 15mila euro dal conto

Nel tardo pomeriggio la Squadra investigativa, in ottemperanza ad un provvedimento di esecuzione pena emesso dall’Ufficio esecuzioni penali della procura della Repubblica di Varese, ha rintracciato e arrestato un cinquantanovenne residente a Gallarate, condannato a 4 anni e 4 mesi di reclusione per il reato di  peculato, commesso a Comabbio  da giugno a settembre del 2014. L’arrestato, infatti, era stato sottoposto a un’indagine dalla Digos di Varese nata dopo la denuncia sporta dal titolare di un conto corrente postale aperto alla filiale di Comabbio, dove l’arrestato prestava servizio in qualità di funzionario. Dal suo conto, infatti, sparirono 15mila euro.

La condanna

Lo “zelante” funzionario aveva parlato di un disguido, un errore, prontamente ripianato nell’arco di una settimana. Ma questo non ha impedito al correntista – evidentemente insospettito dalla vicenda – di chiudere il conto e sporgere immediatamente denuncia. Il certosino lavoro di ricerca degli investigatori ha fornito all’Autorità giudiziaria un solido e dettagliato impianto probatorio relativamente al sistema creato dal funzionario: un continuo prelievo di somme dai conti di alcuni correntisti, seguite da ripianamenti ed ulteriori spostamenti a copertura dei correntisti più attenti e avvezzi alle verifiche telematiche dei propri averi, mentre i prelievi in danno dei clienti meno attenti non venivano ovviamente ripianati e finivano nelle tasche del condannato. Al termine delle indagini gli ammanchi quantificati si aggirerebbero intorno ai 40 mila euro. Al termine degli atti di rito, per il condannato si sono aperte le porte della Casa Circondariale di Busto Arsizio.

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