Futuro dell’ospedale di Gallarate, le proposte dei commissari laici Pandolfi e Pastò

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GALLARATE – «Non dobbiamo cadere nella tentazione di voler decidere tutto ora, destinando gli spazi in modo rigido e immodificabile. Il territorio e la contingenza hanno bisogno di flessibilità e adattabilità, quindi, il vecchio Ospedale post-dismissione oggi può solo essere pensato come un grande “contenitore” in cui vogliamo inserire una serie di proposte sufficientemente “ampie” ed adattabili, che si concretizzeranno tra 10-15 anni, permettendo a chi dovrà decidere a quel punto di gestire la situazione nel miglior modo possibile e considerando le necessità che potrebbero sorgere nel frattempo». A dirlo Elena Pastò e Alessandra Pandolfi (nella foto in alto), componenti laiche della Commissione Sanità di Gallarate, ovvero il team di esperti che partecipa ai lavori del tavolo comunale dedicato al futuro ospedale unico con Busto e al destino del Sant’Antonio Abate. Partendo però da due punti fermi: «il mantenimento del padiglione Boito e il riutilizzo efficiente di tutti gli spazi che lo permetteranno».

Un’idea del futuro 

Le due componenti laiche hanno depositato nei giorni scorsi la loro proposta – denominata “Un’idea per il futuro” per il riutilizzo dell’attuale ospedale di Gallarate. 
«Ci siamo trovate sedute a fianco alla prima seduta per caso e da lì abbiamo iniziato a confrontarci: io le spiegavo come funzionavano le varie proposte di Ats e lei mi illustrava l’organizzazione della struttura ospedaliera», rende noto Pandolfi. «Da lì è nata l’idea di iniziare a formulare una nostra proposta, che cercasse di rispettare al meglio la fase in cui ci troviamo, perché pianificatoriamente la situazione è complessa da gestire. Normalmente chi si occupa di governo del territorio si trova davanti a un’area già dismessa, che deve ripensare. Noi oggi siamo di fronte a un organismo edilizio vivente che deve rimanere vitale ed efficiente per almeno altri 8-10 anni, di cui ci troviamo a ripensare l’utilizzo ben prima che venga dismesso. È un po’ come se guardassimo una persona e cercassimo di capire quali patologie svilupperà tra 10 anni, cercando anche di individuare una cura».

La firma di Gnocchi

Per questo Pandolfi e Pastò hanno pensato di avanzare una proposta che si concentrasse sulle funzioni da poter reinsediare alla dismissione e che fosse sufficientemente flessibile da permettere all’Accordo di programma di adattarsi al contesto che ci sarà quando la trasformazione arriverà a maturazione. «Alle nostre discussioni si sono aggiunti nelle sedute successive Stefano Matta e Massimo Gnocchi (Ocg), sempre per vicinanza di sedute (erano davanti a noi), suggerendo altre buone opzioni, come il Polo delle medicine riabilitative. Alla fine, anche loro hanno firmato il documento, rinunciando a presentare una proposta come forza politica». 

La proposta 

Di seguito la proposta nel dettaglio, che parte dalla necessità della creazione di un tavolo di confronto composto da economisti, valutatori, sociologi, amministratori medici ed urbanisti, con lo scopo di stabilire una strategia che porti alla definizione di utilizzo dell’area e in considerazione della sua importanza e delicatezza per la città, sia sotto il profilo monetario che strategico:

Nuovo Ospedale: casi “acuti” e grandi interventi.

Vecchio Ospedale (il personale del nuovo Ospedale potrebbe essere destinato a svolgere alcuni turni nel vecchio, mantenendo così la connessione e alimentando l’integrazione dei saperi, come indicato da ATS):

  • diagnostica di base (esami di vario tipo, come analisi del sangue e delle urine, ecg e radiografie), su accesso da concordare/non libero (per fascia oraria o su richiesta medica) per alcune categorie (e.g. over 65), con laboratorio analisi,
  • servizi infermieristici di base (con riferimento anche alla figura dell’infermiere di famiglia),
  • polo delle medicine di base (raggruppare vari studi di medici di base per offrire un servizio più efficace e completo, con possibilità di turnazione e sostituzione facilitate, magari affiancandoli ad alcuni specialisti del nuovo Ospedale che possano visitare 1-2 giorni a settimana nella vecchia struttura),
  • punto di primo soccorso e ostetricia/consultorio,
  • medicine riabilitative e degenza post-intervento (per aiutare il recupero dei “casi acuti”), con spazi dedicati al ricovero in lunga degenza/riabilitazione,
  • educazione al benessere e agli stili di vita corretti,
  • potenziamento delle residenzialità per anziani (RSA e CASA) e famiglie in difficoltà (social housing anche temporaneo), anche con cohousing e servizi residenziali/semiresidenziali,
  • medicina dello sport e salute psicologica (si potrebbe creare un piccolo polo di eccellenza in collaborazione con le strutture sportive esistenti sul territorio, le RSA e le scuole),
  • uffici di gestione delle cure domiciliari (per garantire la diffusione capillare dei servizi).

Polo delle medicine riabilitative e dello sport in connessione ai campi dell’oratorio (già disponibili e sottoutilizzati) abbinato a un centro diagnostico di alto livello dedicato.

Polo per la didattica in presenza (corsi universitari Insubria, corsi OSS, uffici amministrativi e docenti) e da remoto (posti con accesso diretto alla didattica, internet veloce, biblioteca online o accesso alla biblioteca di Gallarate per aule studio e prestiti interbibliotecari).

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