La politica di Gallarate chiede più coraggio ad Asst per il riutilizzo dell’ospedale 

Gallarate ospedale commissione sanità

GALLARATE – Sono ancora troppe le zone colorate di grigio sulle mappa, ovvero le aree del Sant’Antonio Abate ancora senza una destinazione una volta che verrà aperto il nuovo ospedale unico con Busto Arsizio. Ma sono tanti anche i dubbi sulla scelta di Asst Valle Olona di vendere il Majno e un’area dell’attuale parcheggio, così come la decisione di collocare alcuni servizi socio-sanitari soltanto nello storico padiglione Boito e nelle due strutture di corso Leonardo da Vinci. 

Gallarate ospedale centro popolare

Le proposte 

L’ipotesi di riutilizzo degli spazi dell’ospedale di Gallarate, presentata ieri 24 maggio in Commissione Sanità dal direttore socio-sanitario Marino Dell’Acqua (Asst Valle Olona), non ha convinto la politica gallaratese. Ai dubbi e alle proposte del Centro Popolare Gallarate, già presentate lunedì in conferenza stampa, si sono aggiunti ora anche quelli degli altri gruppi politici, con un visione di insieme che, seppur nelle differenze, sembra trovare d’accordo tutto il consiglio comunale. Appaiono infatti molto simili i documenti prodotti da Forza Italia e dal centrosinistra guidato dal Partito democratico. «Chiediamo che Regione Lombardia sia puntuale e chiara nel dare delle risposte», scrivono i berlusconiani, proponendo la demolizione completa dell’ospedale (tranne il Boito) e poi una rigenerazione urbana in cui il verde sia protagonista e da cornice alla collocazione di edifici e spazi pubblici interconnessi: cohousing, residenze per anziani, strutture ricettive, una nuova piazza, un nuovo polo scolastico, un urban center. 

Un nuovo quartiere

Pd, Città è Vita e Silvestrini sindaco chiedono invece che l’area destinata ai servizi sanitari (7320 mq) sia sostanzialmente ampliata estendendosi oltre il perimetro individuato da Regione Lombardia (ad esempio al padiglione Trotti Maino). Si propone inoltre di reimpiegare il restante spazio, compresi l’area del parcheggio e l’area di proprietà comunale di via Pastori,  per la realizzazione di un quartiere solidale intergenerazionale dove l’architettura urbana faciliti la convivenza tra generazioni e alle funzioni strettamente residenziali si affiancano soluzioni pubbliche di quartiere utili a favorire la socialità, l’inclusione e un adeguato livello di protezione e sicurezza. «Il progetto del nuovo insediamento, frutto di un concorso di idee, potrebbe prevedere un percorso ciclopedonale pubblico tra edifici che si affacciano su un ampio parco urbano con aree sportive e percorso vita, nel contesto di spazi abitativi essenziali e spazi comunitari polivalenti. Alloggi confortevoli, di cui sia prevista una parte importante in edilizia convenzionata, per garantirne l’accessibilità economica, e sicuri, dove anche chi è fragile può trovare, in sinergia con gli insediamenti occupati dai servizi socio-sanitari presenti». 

Fiato sul collo

Di fatto questo nuovo quartiere che si viene a creare con la dismissione del Sant’Antonio Abate costituirebbe un vero e proprio allargamento del centro storico. E’ una grandissima opportunità sotto il profilo urbanistico, ma anche un enorme rischio che diventi una gigantesca area dismessa, come avvenuto a Legnano. In Commissione il sindaco Andrea Cassani ha fatto invece l’esempio della Cartiera di Cairate:  «Vi staremo con il fiato sul collo, se dovesse succedere qualcosa: non possiamo pensare di lasciare questi edifici come la Mayer»

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