Mensa dei poveri, il dirigente dell’Urbanistica: «Mai avuto pressioni da Cassani»

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MILANO – Mai ricevuto pressioni da Andrea Cassani. «Mai ricevuto da lui comunicazioni irrituali». E nella scelta del pool di professionisti che avrebbe dovuto redigere il pgt di Gallarate, poi assegnato al gruppo dell’architetto Massimo Giuliani, «è una partita da cui è totalmente estraneo». A dirlo è Marta Cundari, dirigente del Settore Urbanistica del Comune di Gallarate, durante l’udienza odierna di Mensa dei poveri, nell’aula bunker 2 di via Guido Ucelli di Nemi a Milano. Oggi, 18 novembre, è stato sentito anche il sindaco di Gallarate Andrea Cassani, accusato come Cundari di turbativa d’asta. Entrambi hanno respinto le accuse rispondendo alle domande degli avvocati e del pm Silvia Bonardi. 

Le pressioni di Petrone 

Atteggiamento ben diverso fu invece nei suoi confronti quello messo in atto dall’assessore all’Urbanistica Alessandro Petrone e dal suo partito Forza Italia. Cundari ha spiegato che «mi incalzava su come intendevo nominare la commissione» che in più occasioni «tentò di minare la mia  professionalità», che «mostrò contrarietà per la scelta degli incarichi minori collaterali al Pgt». Nonostante l’atteggiamento di Petrone, considerato «ansiogeno» da Cassani, Cundari ha spiegato nei dettagli la linearità dell’assegnazione dell’incarico del Pgt. Ha anche ricordato che la commissione – di cui faceva parte – nella parte discrezionale sulla valutazione tecnica dei pretendenti valutò con un punteggio maggiore lo studio Engel. Giuliani prevalse alla fine soltanto per il punteggio – non discrezionale – ottenuto in base all’offerta economica più vantaggioso fatta pervenire in busta chiusa. 

Voleva sapere i nomi 

Cundari ha anche raccontato nei giorni precedenti all’apertura delle buste che Petrone voleva a tutti i costi conoscere da lei i nomi di chi erano i pretendenti per gli incarichi collaterali. Un’insistenza che lo portò anche a lamentarsi con il sindaco e fu l’unico caso, ha spiegato la dirigente, in cui Cassani si interessò alla vicenda. «Ebbi un colloquio e mi fece presente le rimostranze di Petrone. Io gli risposi che i nomi non li sapevo nemmeno io e che stavo agendo come previsto dalle norme del codice degli appalti. Lui mi chiese di mandargli la norma (così da poter replicare a ragion veduta a Petrone che invece sosteneva una tesi contraria, ndr) e da allora non mi ha mai più chiesto nulla». Poco dopo Cassani ha aggiunto: «Chiesi conto e mi assicurai che non fosse come diceva lui. Misi dunque a tacere Petrone e gli dissi di finirla». 

Il caso Amsc 

In merito alla turbativa d’asta per Amsc, il sindaco ha ricostruito la vicenda dell’azione di responsabilità nei confronti degli ex amministratori della municipalizzata e sulla scelta, presa dalla maggioranza, di ricorrere a un parere legale per decidere se proseguire sulla strada intrapresa dalla giunta Guenzani oppure trovare una via d’uscita in quanto «l’azione era poco solida e c’erano diversi aspetti farraginosi». Sulla scelta degli avvocati, ha reso noto il sindaco, «io non mi sono occupato». A domanda se venne informato da Stefano Besani, avvocato di Nino Caianiello, o da Forza Italia che erano stati individuati i due avvocati, il sindaco ha risposto di no. «Altrimenti avrei fatto qualcosa, non lo avrei mai potuto accettare. Io li ho incontrati dopo la nomina, non sapevo nemmeno chi fossero».
Tesi confermata subito dal dirigente del Comune, Michele Colombo, che ha condotto l’affidamento diretto: «Mai saputo di accordi». Toccò a lui scegliere i due avvocati «e li nominai con gli stessi criteri di valutazione che utilizzo da 30 anni a questa parte»

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