Gallarate, pronto soccorso sfasciato dopo suicidio: famigliari condannati

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GALLARATE – Pronto soccorso sfasciato a Gallarate (con interruzione del pubblico servizio) dopo il suicidio di un famigliare: arrivano le condanne. Per i tre imputati le pene vanno dai 10 mesi ad un anno tre mesi e 15 giorni. Riconosciuta una provvisionale di 3mila euro all’Asst Valle Olona, rappresentata dall’avvocato Daniele Galati, costituitasi parte civile.

La sentenza

La sentenza pronunciata oggi, giovedì 7 luglio, dal giudice del Tribunale di Busto Arsizio Giulia Pulcina. I fatti risalgono al gennaio 2019. Quando un 30enne di Gallarate, già seguito da Sert e Cps, che non presentava ferite evidenti o una situazione di gravità dovuta a particolari malori, fu messo in attesa dal personale del Pronto Soccorso.

Pronto Soccorso bloccato

L’uomo, che ha continuato a dare in escandescenza, dopo ore d’attesa raggiunse il quinto piano della struttura di cura buttandosi nel vuoto. Un gesto volontario: il trentenne morì sul colpo. I famigliari, a cominciare dalla madre che è stata la prima ad arrivare all’ospedale, reagirono con violenza. Minacce, insulti e grida contro medici e infermieri. Danneggiando alcuni Pc dell’area Triage e sfondando alcune vetrate dopo aver sradicato le panche fissate al pavimento. Sul posto intervennero le forze di polizia per mettere in sicurezza pazienti e medici. Il 118 dirottò le emergenze in altre strutture: il pronto soccorso rimase fuori uso dalle 14 alle 20. Oggi la sentenza di primo grado.

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