Giorgia detta Queen maker

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Giorgia Meloni raggiante: ha vinto le elezioni europee

di Massimo Lodi

In Europa non si muoverà foglia senza l’intesa Popolari-Socialisti-Liberali. Numeri inferiori rispetto al passato, ma asse decisivo. Ha bisogno, questo sì, d’essere rafforzato per non incorrere nei guai d’una maggioranza risicata, e la trattativa verso destra ha avuto inizio. Destra vuol dire i conservatori. Significa Giorgia Meloni. Non gli estremisti del radicalismo alla Salvini e alla Le Pen. Meloni, che ha stravinto in Italia, dovrà risolversi: o mediare, accettando un ruolo importante e addirittura da regista (Giorgia detta Queen maker) nell’allestire maggioranza parlamentare e Commissione Ue, o confinarsi nell’esercito della protesta tourt court. Meglio la prima ipotesi della seconda. Regola vuole che i voti raccolti van spesi e non congelati. Pena il farsi male da soli.

L’avanzata dell’estremismo nazionalista in Francia, Germania, Belgio non ci riguarda. Da noi s’impone una destra meno aggressiva, più di governo che di lotta. Premiata la presidente del Consiglio, premiata l’alleanza di governo. Ma se gioisce Tajani, mastica amaro Salvini, retrocesso da seconda a terza forza della coalizione. Vannacci gli porta il consenso ultrà, cioè irrilevante, i leghisti (ex, post?) e i simpatizzanti occasionali gli sfilano quello tradizionale, cioè importante. La valanga d’italiani che lo preferì nel ’19 s’è dispersa in numerosi rivoli. Roma non patirà sussulti da Strasburgo: al massimo, una ricomposizione dell’esecutivo, tra qualche mese. Niente di più. Punto centrale: la premier rafforzata dal sondaggio nazionale di mid-term rifiuterà deviazionismi strumentali.

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Massimo Lodi

A sinistra sfreccia aldilà delle previsioni più ottimistiche Schlein, precipita sotto la soglia più pessimistica Conte. Il Pd prende oltre il doppio dell’M5S. Finite le pretese egemoniche di Conte d’essere il federatore del campo largo. Sul versante dell’opposizione qualcosa d’unitario, in vista delle future elezioni politiche, andrà costruito. Ma diverso da quanto ipotizzato sinora. Tenendo presente cosa son stati capaci d’ottenere Bonelli-Fratoianni con Avs e non lo sono invece stati i pacifisti velleitari alla Tarquinio/Santoro.

Tornando all’incipit. Meloni, liberatasi anche dalla vaporosa/deludente concorrenza dei centristi Calenda-Renzi, ha l’occasione storica d’affermarsi come leader continentale d’una destra (destra-centro?) del dialogo e della concretezza. Farlo può costare la rottura dentro l’Ecr, ma al tempo stesso può regalare qualche voto di fuorusciti da Identità e democrazia. È il prezzo del transito dalla condizione di underdog al ruolo di statista. Passaggio che premierebbe l’italianità intesa al modo giusto: ovvero fare gl’interessi del proprio Paese. Perché una Meloni associata al nuovo governo continentale ne potrebbe sollecitare la presidenza Draghi, in subordine alla traballante Von der Leyen bis. Con i vantaggi che tale scelta ci assicurerebbe. Se ne parla riservatamente da giovedì a domenica al G7 di Borgo Egnazia in Puglia. Supermario sarà l’invisibile ombra d’un trullo.

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