Giorgia presidente e la morte presunta delle quote rosa

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Giorgia Meloni, prima donna presidente del Consiglio

di Gian Franco Bottini

Il premier Giorgia Meloni ha fatto i suoi discorsi in Parlamento e si è presa  la sua prevedibile doccia di frecciatine sul colore e taglio dei capelli, sui tacchi più o meno sufficienti a farla arrivare alla spalla di Salvini, sul suo taielleur da parata più adatto a darle la struttura di una lavatrice che non uno  slancio alla sua minuta figura e così via. Critiche provenienti prevalentemente dalla parte femminile, che su queste cose “ha  l’occhio” e che in qualche caso ha cercato di dare un contorno politico ai veleni facendo il confronto con qualche “ministra” azzurra di lungo corso, che si è presentate tutta in ghingheri come fosse ad un party. Il “rodimento” del Cavaliere si è evidentemente trasferito  nel suo cerchio magico femminile…o viceversa!

Questi passaggi “gossipari” si potevano prevedere (una tantum si intende!) e pensiamo che dopo tutti i suoi anni “di marciapiede” (metaforicamente si intende) la stessa Meloni sicuramente se li aspettava e sinceramente ci auguriamo che se ne sia “fregata”.

Fortunatamente queste frivolezze non hanno oscurato il fatto che ci troviamo di fronte al primo premier “donna” della nostra storia e che, visto il percorso curriculare, la cosa è avvenuta per “meriti” conquistati sul campo. Questo ovviamente a prescindere da qualsiasi valutazione politica sulla persona e sulla sua area di appartenenza! Può essere però sfuggito che negli stessi giorni un’altra donna, che si è fatta strada sgomitando per anni fra i toris londinesi, è stata costretta a lasciare la sua carica di premier,  poche settimane dopo averla conquistata con la benedizione di Elisabetta II,  negli ultimi giorni della sua presenza su questo mondo.

Due donne che, indipendentemente dagli eventi contingenti di segno opposto, hanno dimostrato  di saper arrivare ai massimi livelli di due importanti Paesi, non certo in virtù di “quote rosa” ma unicamente per i propri riconosciuti meriti personali.

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Gian Franco Bottini

Abbiamo sempre considerato le “quote rosa” uno strumento nefasto per la crescita della presenza femminile nei posti di comando, ottenendo con questa opinione poca simpatia, soprattutto dal comparto femminile, anche se di ragioni per sostenerla ve ne sono più di una. In primis perché se, nell’ambito dei diritti,  da una parte si lotta per la parità dei generi non si può dall’altra parte stabilire delle regole che in pratica sanciscono la debolezza strutturale di uno di questi, cosa che in pratica ne statuirebbe una diversità . Una contraddizione evidente e uno schiaffo alla dignità delle donne e al loro verificato valore. La seconda ragione è che, lungi dall’essere un aiuto all’emersione femminile, le “quote rosa” rappresentano un legalizzato “scarico di coscienza”, realizzato pilatescamente con un offensivo , e in pratica riduttivo, plafonamento esclusivamente numerico, che può non tener conto dei valori, spesso superiori, che le donne sanno mettere in campo.

Inoltre, fra il serio e il faceto,  l’aleggiante “fluidità di genere”, qualora consolidata,  potrebbe mescolare le carte e generare analoghe richieste, riducendo ulteriormente il peso specifico del  reale valore delle persone, riportando il tutto all’appartenenza ad un genere.

Lo strumento delle “quote rosa” in molti, fors’anche moltissimi casi è risultato uno strumento in mano alla parte dominante (quella maschile) per ridurre le scelte all’appartenenza al genere femminile più che alla reale adeguatezza ai ruoli, privilegiando la scarsa qualità delle prescelte perché ovviamente più gratificate, gestibili  e malleabili. Senza offesa per nessuno basta guardare la composizione del nuovo Parlamento e del nuovo Governo per rendersi conto che un cambio generazionale nel comparto politico del Paese non si è in decenni realizzato.

La vicenda Meloni ci presenta però degli interessanti spunti  di speranza. Innanzitutto ha stabilito un “precedente” che lei stessa ha definito “la rottura di un tetto di vetro”; in   pratica la caduta di una sorta di tabù che rifuggiva, nell’opinione corrente, dal vedere una donna dominante in un contesto prettamente maschile. Ne sono prova gli  evidenti, e spesso risibili,  bruciori…di stomaco dei suoi alleati Salvini e Berlusconi! Come conseguenza si è aperto  lo scenario di un vasto campo di potenzialità femminili pronto ad esplodere e a rinnovare il parco politico, solo che ci si convinca nel far  prevalere il valore della persona sulla sua appartenenza ad un genere. Cosa del resto già avvenuta in molti Paesi, soprattutto nel nord dell’Europa.

In conclusione e a nostro parere, con il premier Meloni si sono venuti a verificare tutti gli estremi per dichiarare la morte presunta delle “quote rosa”.

Meloni quote rosa – MALPENSA24