Il “Pensa a cà tua, pirla!” della Lega di Gallarate

gallarate indennità sindaco assesssori

Se lo conosciamo un po’, Andrea Cassani, sindaco riconfermato di Gallarate, non è uno che fa prigionieri. La sua giunta, che oggi, mercoledì 27, si è riunita per la prima volta a Palazzo Borghi, è frutto di scelte quasi esclusivamente sue. Le segreterie provinciali hanno messo il becco soltanto di striscio. Tant’è vero che non ha trovato nemmeno uno strapuntino nell’esecutivo per il Centro Popolare, la prima lista a schierarsi con lui alle elezioni, però scarsa di consensi alle urne. Risultato negativo che consente al primo cittadino di metterla in un angolo per privilegiare Lega, Fratelli d’Italia, i superstiti di Forza Italia e i suoi della civica che lo hanno rappresentato con successo nella coalizione a suo sostegno. Per dirla in un altro modo, spiegando quel “non fa prigionieri”, Andrea Cassani ha contato i voti, non li ha pesati. Se li avesse pesati avrebbe premiato la fedeltà di Donato Lozito e compagnia cantante, tenuti per ora a debita distanza dalle stanze dei bottoni.

L’imperativo di non fare prigionieri pervade l’intero centrodestra gallaratese. Perlomeno così ci pare dalla dichiarazione di Evelin Calderara, capogruppo della Lega, che ha respinto senza mezzi termini le richieste delle opposizioni di aprire un dialogo scegliendo un presidente dell’assemblea piddino o appartenente a uno dei gruppi di minoranza. “Le cose ce le facciamo a casa nostra” ha detto Calderara, echeggiando quella Lega di lotta, di stampo salviniano, che non depone per un sereno confronto con gli avversari. Lega e associati ne hanno tutto il diritto sul piano procedurale (hanno vinto le elezioni), ma nessuno venga a ripetere le solite fregnacce sulla trasparenza, sul dialogo, sulla partecipazione dei cittadini, sulla casa di vetro e via elencando banalità. Le opposizioni hanno inteso lanciare un appello alla collaborazione: bocciati senza tante storie. Risultato? A Gallarate si è subito alzato il muro tra i due schieramenti.

In verità, anche il Pd e gli altri della minoranza, durante il primo consiglio comunale del mandato amministrativo, si sono persi in discorsi di maniera, senza raccogliere le sfide contenute ad esempio nel discorso programmatico del sindaco. Una su tutti: le critiche alla Regione per l’ospedale unico. Ma come? Il sindaco della Lega mette i puntini sulle i ai leghisti di Palazzo Lombardia e nessuno sfrutta l’occasione? A conferma di un sospetto: che il nuovo consiglio comunale finirà per essere dominato proprio dalla Lega, che non è esattamente di matrice giorgettiana. Con i Fratelli a ruota del primo cittadino e Forza Italia a reggerne la coda per non perdere gli sprazzi di potere che le vengono ancora concessi.

Ci sbagliamo? Vorremmo tanto. Ma forse è sempre stato così e noi siamo degli illusi: il dialogo è cosa buona e giusta soltanto nei bla bla di circostanza. Il resto, a Gallarate come a Busto Arsizio e Varese, è roba buona per i gonzi. Fino al punto da rammentare quel consigliere comunale bustocco che, qualche anno fa, con una frase alla Teresa e Mabilia, stroncò proprio in consiglio l’intemerata anti leghista di un avversario comunista: “Pensa a cà tua, pirla”! Appunto, che a casa nostra ci pensiamo noi. E facciamo quel che ci pare.

gallarate lega giunta – MALPENSA24