Il figlio di Mogol, Alfredo Rapetti, espone a palazzo Cicogna con la bustocca Martinato

BUSTO ARSIZIO – La rassegna “Uno Spazio per l’Arte” porta a palazzo Cicogna “Il velo del simbolo e del canto visivo“, la mostra della bustocca Lara Martinato e di Alfredo Rapetti Mogol, il figlio del grande “paroliere”. Due artisti che «si sono conosciuti proprio a Busto, nel 2014», come ricorda Serena Colombo, che coordina la consulta di “Uno Spazio per l’Arte”. «Cantautori visivi» li definisce il curatore della mostra, il professor Duccio Trombadori, che tributa l’amministrazione per aver avuto il «coraggio culturale di promuovere qualcosa di originale e valido».

Entusiasta di Busto

«Noi siamo per la Pro Patria» confessa Alfredo Rapetti Mogol nel “dietro le quinte” della mostra all’assessore Manuela Maffioli. Di Busto Arsizio è rimasto entusiasta: dopo il vernissage di palazzo Cicogna ha voluto visitare Miniartextil, la mostra di Fiber Art ospitata al Museo del Tessile e nelle piazze della città. Il figlio di Mogol è un artista che risente del clima famigliare, dove da generazioni si respirando musica, letteratura e poesia. Le sue opere coniugano le sue più grandi passioni, scrittura e pittura, fondendole con la tecnica particolare dell’impuntura.

Maffioli: «Gioia pura»

«È gioia pura inaugurare questa mostra con due artisti speciali – ammette la vicesindaco e assessore alla cultura Manuela Maffioli – abbiamo creduto insieme che la cultura potesse tornare in maniera prepotente e lo abbiamo dimostrato con i recenti festival. Con questo appuntamento segniamo un’ulteriore tappa nel cammino verso la bellezza ma anche verso la liberazione e redenzione. Grazie al potere della cultura. A beneficio della nostra comunità e di tutto il territorio, con la formula della qualità». Un investimento: quella di Lara Martinato e Alfredo Rapetti Mogol è la «seconda mostra del nuovo anno – sottolinea Serena Colombo – sempre di un livello qualitativo molto alto».

Il curatore

«Nella rumorosità del nostro tempo, la pittura ha la dote di catturare lo sguardo, muta e immobile – sintetizza il curatore Duccio Trombadori – Lara e Alfredo sono due autori che non si sono lasciati irretire dal gusto corrente e da una dinamica di moda: la loro originalità è nell’averci restituito quella spontaneità immediata che li porta a interrogare se stessi. Martinato insegue i territori del sogno, una dimensione onirica, Rapetti indaga il rapporto tra vocalità, parola scritta e sonorità e non disdegna la parodia di se stesso e il gioco».

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