Il papà di Ilaria Salis sollecita i domiciliari in Ambasciata

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“Le hanno finalmente permesso di vedere i video che rappresenterebbero l’accusa, un hard disk da 10 terabyte che vanno visti tutti perché non si sa l’accusa a quale spezzone voglia far riferimento. Fino ad ora li aveva ma non le era stato concesso di visionarli, giusto per inquadrare lo scenario nel quale si svolge questo processo“. Ne ha parlato Roberto Salis, padre di Ilaria, la 39enne insegnante lombarda a processo in Ungheria per il presunto pestaggio di un militante neonazista, durante un’intervista tv a Sky, questa mattina.

Parlando della accuse mosse alla figlia, Salis ha spiegato che “l’ipotesi terrorismo non c’è mai stata, mia figlia è accusata di appartenenza ad un’organizzazione criminale“, precisando però che “negli atti del processo ci sono 800 pagine di un processo in Germania su un’organizzazione, nel quale non compare mai il nome di mia figlia, perciò non si capisce – ha aggiunto Salis – perché mia figlia sia stata coinvolta”.

Roberto Salis: nessun pericolo domiciliari in Ambasciata

“Il passo in avanti potrebbe essere iniziare a ragionare in modo razionale sulla faccenda, quando viene detto che il problema dell’Ambasciata è che vi sono contenuti segreti di Stato, e quindi avere una persona che gira è pericoloso perché potrebbe entrarci in contatto – ha detto Salis sempre in diretta tv – ma la richiesta (per i domiciliari, ndr) era per la residenza, dove di documentazione sensibile ci sono solamente le ricette per i party dell’ambasciata“.

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