Il primario della Rianimazione di Busto: «Gestito uno tsunami. E non è finita»

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BUSTO ARSIZIO – Com’è cambiato l’ospedale di Busto e la vita personale e lavorativa di medici e infermieri dell’ospedale di Busto nel giro di 24 ore lo racconta Daniel Covello, direttore del reparto di Anestesia e Rianimazione del presidio ospedaliero cittadino. E c’è un dato che fa capire molto bene come l’impatto devastante e rapido dello tsunami Covid: «Quando arrivavano le prime notizie dalla Cina pensava fosse una qualcosa che non ci avrebbe riguardato. Certo l’ospedale ha iniziato a preparasi, ma nessuno immaginava ciò che sarebbe successo. L’abbiamo capito tra il 21 e il 22 febbraio, quando da 16 casi siamo passati a 60 e con i primi decessi nel giro di 24 ore».

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La domenica in cui tutto cambiò

Sono passati oltre due mesi da quella domenica in cui Covello, mentre passeggiava in un parco milanese con la famiglia è stato raggiunto da una telefonata dell’Unità di crisi di Regione Lombardia che lo informava che era scattata l’emergenza coronavirus e che l’ospedale di Busto si preparava ad affrontare in contemporanea una rivoluzione logistica per conquistare spazi e posti letti vitali e affrontare il virus. Anche in uno dei reparti nevralgici per strappare vite alla morte: la rianimazione. Che di colpo come tutto l’ospedale diventa troppo piccola per accogliere tutti i malati. E così inizia un’ulteriore battaglia, aumentare la disponibilità di posti letto e reperire e formare squadre di medici e infermieri.

Assetto da guerra

«Tutta l’Asst Valle Olona inzia a modificare il proprio assetto per fronteggiare l’emergenza – racconta Covello – Il reparto di Malattie infettive viene dedicato completamente ai pazienti Covid. Per rendere disponibili gli anestesisti rianimatori all’emergenza sono sospesi gli interventi chirurgici in elezione, ad eccezione di quelli oncologici e le urgenze. Allestiamo la nostra Rianimazione per l’isolamento di coorte, apriamo nuove postazioni di Rianimazione nelle sale operatorie e in Pronto Soccorso e cominciamo a formare il personale medico e infermieristico esterno alla Rianimazione all’uso del casco da CPAP. Nel frattempo i pazienti Covid aumentano e nell’ospedale aprono nuovi reparti dedicati con équipe multidisciplinari». I posti letto, più aumentano e più sembrano non bastare: oltre ai pazienti del bacino territoriale di competenza, i presidi dell’Asst Olona ospitano anche Covid provenienti dalle zone di Bergamo, Brescia e Lodi.

La battaglia dentro e fuori la Rianimazione

Scatta immediatamente anche il potenziamento della squadra. «Reclutiamo medici tra i rianimatori di Gallarate, gli specializzandi di Milano e i cardiologi. Aumentiamo – continua il primario – quanto più possibile la capacità ricettiva della Rianimazione individuando nuovi spazi e recuperando tecnologie. Aumentiamo progressivamente le postazioni di Rianimazione, anticipando spesso solo di poche ore l’afflusso successivo di pazienti critici per arrivare a triplicare i letti in tre Rianimazioni diverse (tutte all’Ospedale di Busto Arsizio) e fino a 25 pazienti in ventilazione invasiva contemporaneamente. Con tutti i mezzi siamo riusciti sempre a garantire un letto di Terapia intensiva a chiunque ne abbia avuto necessità, nel nostro o in altri Ospedali di Regione Lombardia. Inoltre una parte importante del nostro lavoro si è svolta al di fuori dalla Rianimazione, supportando le équipe nei reparti Covid nella gestione dei pazienti in casco, nella valutazione delle situazioni di maggior complessità clinica, così come nella presa in carico tempestiva dei pazienti più gravi o nella rimodulazione delle cure in senso palliativo quando clinicamente appropriato».

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Non abbiamo mollato un minuto

Il virus continua a essere una minaccia sempre più pericolosa e diffusa. E i medici continuano a essere pochi rispetto alle necessità di quei giorni terribili. «Purtroppo – prosegue Covello – gli anestesisti rianimatori sono pochi rispetto alle necessità e ciò si traduce in superlavoro anche in un contesto di assoluta normalità. Questa emergenza avrebbe potuto travolgerci, ma è stata invece l’occasione attraverso la quale tutta l’équipe ha dimostrato passione professionale, competenza tecnica e coinvolgimento civile.  Chi ha lavorato, e sta lavorando, con noi vorrebbe continuare a farlo. Il team-work, la consapevolezza situazionale, la corretta comunicazione nelle crisi e la capacità di fronteggiare stress e fatica nelle situazioni più drammatiche sono tratti essenziali della nostra specialità e ci caratterizzano.

Non siamo ancora fuori.

«La pressione ora si è allentata. All’inizio avevamo una sola Rianimazione, poi tre. Ed ora che ne abbiamo due finalmente respiriamo. Ma la ripresa  conclude il primario – dovrà avvenire in modo cauto e dovremo essere pronti in caso di necessità».

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