Il Tar boccia i test sierologici del San Matteo: altra tegola per la Lombardia

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MILANO – Test sierologici, il Tar boccia il contratto tra la Fondazione del Policlinico San Matteo e la multinazionale Diasorin: accolto il ricorso di Technogenetics, uno dei concorrenti, che lamentava la mancanza di una gara per l’affidamento dei 500mila test. Il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana si smarca: «Non sono parte attiva in questa vicenda». Ma sulla gestione dell’emergenza Covid in Lombardia si apre l’ennesimo fronte di scontro politico.

La sentenza del Tar

Per il Tar della Lombardia, che ha dibattuto il ricorso della Technogenetics, la Fondazione San Matteo di Pavia «ha attribuito direttamente a Diasorin una particolare utilità, di rilevanza economica, che si traduce in un’occasione di guadagno» e «le utilità assegnate sono state utilizzate per la realizzazione di prodotti e kit per i quali esiste uno specifico mercato, nel quale operano sia Diasorin Spa» sia i suoi concorrenti, come Technogenetics. La Fondazione per legge può «avvalersi di altri soggetti per industrializzare i risultati della sua ricerca scientifica, svolta come attività istituzionale», ma non può porre «la sua struttura e le sue capacità a disposizione di un particolare soggetto privato, per consentirgli di conseguire risultati scientifici che resteranno nell’esclusiva disponibilità del privato, anche per ciò che attiene alla proprietà e alla titolarità dei brevetti». Ecco perché l’accordo decennale tra San Matteo e Diasorin, che prevedeva un compenso a favore della Fondazione dell’ospedale pavese, è stato annullato.

Si doveva fare la gara

La multinazionale vercellese, leader della diagnostica in vitro, si era occupata fin dai primi giorni dell’emergenza il test molecolare del Covid, anche nei laboratori dell’Insubrias Biopark di Gerenzano, per poi sviluppare il test sierologico per il riconoscimento degli anticorpi dell’infezione, validato dal San Matteo di Pavia, che Regione Lombardia ha assunto come esame diagnostico “ufficiale” da eseguire con la regia delle ATS. Ma il Tar contesta che il «contenuto complessivo del contratto non ha ad oggetto solo la validazione di un test, ma lo sviluppo dei prodotti presentati da Diasorin», ma anche che la «valutazione clinica non è diretta a verificare un prodotto finito, ma allo sviluppo di un prodotto nuovo, sulla base di un prototipo fornito dalla società». Un’intesa, dunque, che non s’aveva da fare. Perché secondo i giudici «ci doveva essere un’effettiva apertura al mercato, ossia mediante una procedura svolta nel rispetto della trasparenza e del confronto competitivo tra gli operatori interessati». Insomma, serviva una gara ad evidenza pubblica.

La replica del San Matteo

«Faremo ricorso al Consiglio di Stato e chiederemo la sospensiva immediata della sentenza» annuncia il presidente dell’IRCCS San Matteo, Alessandro Venturi, all’agenzia di stampa Agi. Quello con Diasorin «non era un contratto ma un’attività di collaborazione scientifica. Il San Matteo non ha scelto nessuno, ma è stato scelto dalla multinazionale per la validazione del suo kit».

Lo strascico politico

Come prevedibile, la vicenda finisce in polemica politica. Il governatore Attilio Fontana si limita a chiarire di «non essere parte attiva nella faccenda» e suggerisce di «chiedere al San Matteo. Io so per certo che il San Matteo farà ricorso al Consiglio di Stato, come è legittimo fare nel caso in cui non si ritenga che la decisione sia corretta». Ma le opposizioni, ancora una volta si scatenano. Per il Pd è «un’altra tegola» per Regione Lombardia. Per il Movimento Cinque Stelle si è trattato di «uno spreco di denaro pubblico, mentre i parenti dei contagiati chiedevano tamponi senza ricevere risposta e il virus continuava a diffondersi incontrollato in Lombardia». Una rivincita anche per i sindaci che hanno lanciato autonomamente i test sierologici tra i propri cittadini, come Cocquio Trevisago: «La verità è venuta a galla – sottolinea il sindaco di Robbio Roberto Francese – ci hanno fatto la guerra su una cosa su cui avevamo palesemente ragione».

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