Il tempo della rovina

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di Massimo Lodi

Erre. Come ribadire. Questione degli agricoltori. Salvini riafferma di stare da una parte diversamente uguale dell’esecutivo di centrodestra. Governo e lotta, insieme. La sua specialità. Incontra i protestatari dove/quando gli piace, importandogliene zero di coordinarsi col ministro competente, Lollobrigida. Anzi, meglio differenziarsene, per di più risultando arcidiscusso il cognato della premier. Ormai è diventato un punto debolissimo della squadra, e non gli ha giovato la missione a Cape Canaveral, promozionando la pasta italiana nello spazio. Un modo maccheronico di farsi réclame, subito punito dalla nemesi dei trattori, in giro per l’Italia da molti, troppi giorni. Non dovrebbe essere così: di fronte a un problema, e che problema, tutti compatti attorno a Chigi. Invece a ciascuno il suo campo da zappare, mai larghissimo come in questi giorni. Né, bisogna dirlo, l’attenzione del centrosinistra verso l’argomento è stata pari a quella dei rivali fin quando non è esplosa la contestazione. Infine: se Bruxelles ha delle colpe, e ne ha un sacco, altrettante sono ascrivibili ai nostri silenziosi parlamentari Ue. Di ogni fazione e di ogni legislatura. A nessuno è concesso di tirarsi fuori da questa storia.

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Massimo Lodi

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Erre. Come Renzi. Ha scritto il libro “Palla al centro”. Argomenta della politica al tempo delle influencer. Sintesi: ci vuole la politica, non ci vogliono le influencer. Chi sono “le” influencer? La Ferragni e la Meloni, due esempi fondamentali. Poi il resto, numeroso. L’ex premier parte dalla seconda per concentrarsi sulla prima. E spiega quanto poca sostanza ci sia nel governismo meloniano e quanta molta fuffa. Utile a promozionare l’immagine della leader di FdI. Carenza di fatti, sovrabbondanza di parole/ immagini. Renzi si propone come alternativa, e spiega cosa farebbe lui, se gli capitasse di reinsediarsi a Chigi. Una cosa sola, declinabile in innumerevoli materie: riformare (a proposito di erre). Cominciando dalla Costituzione, bellissima e tuttavia perfezionabile, adeguandola al tempo corrente. Per esempio a proposito d’elezione diretta del presidente del Consiglio: perché dire di no a priori? Io, racconta, sto in minoranza, però se la maggioranza mi sottopone un progetto ben scritto, attuabile, favorevole al futuro del Paese, il mio voto ci sarebbe. Insomma: si giudica sulle idee, invece che sulle persone. Facendo l’inverso di quanto ebbe in sorte il senatore di Rignano, che pagò sul piano personale le idee di rinnovamento (allora lo chiamava rottamazione: siamo sempre in tema di erre). “Palla al centro” è il manifesto elettorale, antipopulista e antisovranista, di Renzi. Che correrà alle europee, con la saggezza appresa facendo il maratoneta (3h58’ il suo primato, mica male, sui 42,195 chilometri): misurare il passo, le energie, specialmente le fughe in avanti.

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Erre. Come ricordo. Pare che Biden non ne abbia ormai gran cognizione, di memoria e rimembranza. Confonde Macron con Mitterand, Germania con Francia, il Messico con l’Egitto. Cedimenti di un anziano? Lui si arrabbia, smentisce, accusa gli accusatori. Ma l’evidenza è l’evidenza. E dunque: siamo messi male. Messi, dato che l’elezione novembrina del nuovo presidente degli Stati Uniti riguarda il mondo, riguarda noi. E se la sfida sarà fra Trump e Biden, il primo sempre saldo nelle sue convinzioni isolazioniste, anti-europee, divisive socialmente eccetera; il secondo indeciso su plurimi temi, primo dei quali la guerra/le guerre a chi e come, e preoccupante circa la salute; ecco, se tale si confermerà il quadro, ne verrà comunque fuori una scelta pericolosamente al ribasso. Né democratici né repubblicani han pensato al ricambio (toh, ancora la erre) quando effettuarlo avrebbe permesso di pianificare un’efficace strategia elettorale. Ora sembrano in affanno entrambi i fronti mentre a Pechino, Mosca, Teheran si fregano le mani, festeggiando Neppure se avessero espresso loro i candidati al duello, sarebbero riusciti a scovarne di migliori per la propria politica e peggiori per quella americana (e occidentale). Ormai una riffa -come non chiudere con la erre- nient’affatto di beneficenza. Cioè una rovina.

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