Crisi, il titolare dell’Evo di Legnano getta la spugna: «Impossibile sopravvivere»

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LEGNANO – Della sua passione per il proprio lavoro ci eravamo resi conto un anno fa, quando suo malgrado aveva dovuto spegnere i fornelli e le luci nella sala del suo ristorante. Con il lockdown, ci aveva spiegato con calma e lucidità invidiabili, il suo sogno appena avviato era andato a sbattere contro un iceberg. Conti ancora da pagare, com’è normale per un’attività avviata da pochi mesi, dipendenti senza stipendio, nuove spese impreviste per mettere il locale in sicurezza secondo i dettami legnano crisi imprese emergenzagovernativi anti Covid. Il tutto nell’incertezza più assoluta sul futuro, della propria impresa come della propria vita.

Ora Emanuele Bruzzese (nella foto) ha deciso di gettare la spugna. Intorno a lui, da un anno, tante vane promesse, troppe chiacchiere cui non sono seguiti fatti. Come per molti altri piccoli imprenditori, operatori del commercio, artigiani del territorio, flagellato da un evento grave e imprevedibile, cui politica e pubblica amministrazione hanno dimostrato di non sapere far fronte per salvarne il tessuto economico. «Dopo più di un anno – racconta con sconforto palpabile in un video postato sui social – siamo ancora punto e capo. Per questo, con mio grande dispiacere, annuncio che il ristorante Evo di Legnano non riaprirà più, almeno non con me. È una scelta che forse andava presa un po’ prima, ma ci ho sempre creduto, ho sempre sperato in qualche aiuto più concreto, in qualcosa di più serio da un governo che fondamentalmente se n’è sempre sbattuto.

«Adesso i problemi rimangono a me, come i debiti. Quindi oltre al danno la beffa, perché mi ritrovo senza un lavoro, senza uno stipendio da un anno, le bollette e l’affitto di casa me li pagano i miei genitori, io non ho più un euro. È così. Ringrazio tutti quelli che mi hanno aiutato – prosegue Bruzzese – a livello anche economico, soprattutto gli amici. Purtroppo non ho più la possibilità di andare avanti. I “non mollare”, “tieni duro”, alla fine lasciano il tempo che trovano, perché i soldi prima o poi li devi mettere, con i “non mollare” e con le chiacchiere non le paghi».

«I ristori? Ridicoli»

Poi un’altra stoccata al governo. «I ristori che devono arrivare fra 20 giorni sono ridicoli, a me spetteranno 7-8.000 euro, quindi praticamente nulla. L’unica cosa che mi fa almeno un po’ felice è che quando ho potuto lavorare, da giugno a settembre, ho lavorato bene. Però era un sogno che è diventato un incubo. Ma la vita deve andare avanti – conclude – e vedremo un po’».

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