In ricordo di Oscar Diozzi. Ci ha insegnato a Vivere

Da sinistra Renato Zanichelli, Oscar Diozzi

Ci vedemmo l’ultima volta il 18 settembre 2020. A dispetto dei suoi 85 anni, che suonavano tanti solo anagraficamente, lo ricordo in forma invidiabile. Esattamente 60 giorni dopo quell’incontro, l’ultimo, un messaggio al cellulare mi comunica che lo stesso infido nemico che da mesi ha messo in ginocchio il pianeta, ha avuto, anche su di lui, il sopravvento.

Oscar Diozzi, professionista stimatissimo e molto noto a Somma Lombardo e nel gallaratese dove, per molti anni, ha svolto la professione di dottore commercialista e di avvocato, ci ha salutati. La notizia mi raggiunge con la violenza, la sorpresa e l’amarezza di un pugno nello stomaco, dietro quella maledetta mascherina che mai avrei pensato diventasse inseparabile, certo non voluta, compagna di lavoro, come lo sono la tastiera, il computer ed un monitor. Nel volgere di pochissimi secondi un film lungo tre lustri mi si para davanti agli occhi.

Perché questo articolo? Per esprimere, come posso, quello che avrei voluto dire alla persona e che ora non mi è più permesso. Ossia che ad Oscar Diozzi devo molto più di tanto: non solo l’apprendimento della professione che esercito e che egli mi ha insegnato ad amare, ma anche e soprattutto la scuola di Vita che mi ha rappresentato.

Tanti sono coloro che hanno goduto del privilegio di attingere al prezioso bagaglio delle sue spiazzanti pillole di saggezza, a quel suo signorile e diretto modo di porsi con sottile ironia, lucida e arguta intelligenza, profondo buon senso, grande equilibrio, schiettezza di rapporto, determinazione nel perseguimento degli obiettivi, elegante sobrietà nello stile.

Fra i “tanti” ci sono gli imprenditori che ha assistito, gli studenti della Carnelli per i quali è stato “il Professore”, i colleghi e amici, pure di scampagnata, del CST (Centro Studi Tributari) di Busto Arsizio, i soci del Lions Club Sesto Calende-Somma Lombardo che contribuì a fondare. Chi lo ha conosciuto ha scoperto come, dietro ad un’apparenza burbera e ad un carattere diretto, si celasse la generosità di un cuore grande. Abbiamo lavorato insieme 15 anni e, nonostante la grande amicizia che ci legava, un sentimento di profondo rispetto, retaggio di tempi che oggi non sono più, mi ha sempre impedito di abbandonare, con lui, l’uso del “lei”.

Un grande messaggio che Oscar ci lascia? Vivere il più possibile, in modo pieno, il tempo che ci è dato, con la consapevolezza che l’unica cosa che veramente conti è quella di lasciare una traccia in una persona, in un momento, in un atto di silenziosa generosità. Tutto il resto è futile ricerca di effimero piacere, come fossimo criceti su una ruota che non si ferma mai e che nulla può lasciare di sé.

E vivere appieno il proprio tempo significa cogliere il meglio ed il bello della Vita, a ritmi rallentati, con lo stesso sguardo aperto e la stessa mente concentrata di un giocatore di golf, quale egli è stato.
Penso ad Oscar come ad un nobile, attento e rigoroso Comandante di vascello, che non ha mai conosciuto la paura di affrontare il mare aperto e le relative sfide, capace sempre di governare la nave e di ricondurla in porto.

Chiudo gli occhi, mi scosto un passo. Sono altro. Sono altrove. Sono in quel posto nel mondo dove il cuore batte forte, dove rimani senza fiato per quanta emozione provi; dove il tempo si ferma e non hai più età. E’ il luogo in cui si scopre quanto un’amicizia conti e quanto se ne apprezzi il valore nel momento in cui, come succede per la salute, la si abbia a perdere.

Stiamo attraversando momenti particolarmente difficili, caratterizzati da grande incertezza. E’ tempo di leadership. Ad ogni livello. Nel senso di competenza, di fiducia, di talento, di testa e di cuore. Ed è questa la più ricca eredità che Oscar potesse lasciarci.

Con affetto,

Renato Zanichelli

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