Infermiere di famiglia, 1500 pazienti seguiti nelle sedi di Asst Sette Laghi

VARESE – Arcisate, Laveno, Tradate e Varese: sono le quattro case di comunità attivate da Asst Sette Laghi, le quattro sedi in cui è attivo il servizio dell’infermiere di famiglia e Comunità (IFeC). Nel dettaglio, a Tradate (nella foto sopra) la squadra è presente dalla metà di febbraio del 2022, ad Arcisate e Laveno dalla metà di marzo 2022 e a Varese dalla fine del 2022. Ad un anno circa dall’entrata in servizio dei primi infermieri di famiglia e comunità di Asst Sette Laghi, i pazienti seguiti da questi professionisti itineranti e flessibili sono stati 1474.

I numeri

Nel dettaglio sono 511 ad Arcisate, 422 a Laveno, 430 a Tradate e 111 a Varese. Numeri importanti, che però offrono solo un’istantanea: basti pensare che gli IFeC hanno trascorso quasi settemila ore al telefono, per quasi 21mila telefonate, sono stati impegnati in più di 7.000 visite domiciliari e in circa 500 appuntamenti fissati al rispettivo Punto unico di accesso. Il servizio è stato attivato con l’autopresentazione in 692 casi, nei restanti su segnalazione del medico di medicina generale, del pediatra di libera scelta o dagli specialisti ospedalieri. La squadra al momento si compone di 36 professionisti, infermieri appositamente formati per questa nuova funzione che vuole rappresentare uno dei cardini della sanità del futuro, che sia sempre più vicina al contesto di vita del paziente e più centrata sull’integrazione sociosanitaria. Nel dettaglio, 11 sono in servizio a Tradate, 8 ad Arcisate, 9 a Laveno e 8 a Varese.

In estate un’altra casa di comunità

«È un investimento lungimirante quello che la nostra Azienda sta facendo in questo servizio, recependo le indicazioni della riforma sociosanitaria lombarda e del Dm77/22 – commenta il direttore sociosanitario di Asst Sette Laghi Barbara Lamperti – la carenza di infermieri a livello nazionale è nota e rappresenta una delle grandi criticità di questo momento storico per tutte le aziende sociosanitarie. Non è facile riuscire a destinare alcuni dei nostri infermieri a questo nuovo servizio, ma se c’è una cosa che la pandemia ha insegnato e che assolutamente non dobbiamo trascurare è che è non solo strategico, ma direi decisivo, rafforzare l’offerta sociosanitaria territoriale, per rispondere più e meglio alle esigenze di salute dei cittadini ed alleviare la pressione sugli ospedali». Alle quattro case di comunità già attivate e in fase di potenziamento, entro l’estate se ne aggiungerà una quinta, quella di Sesto Calende, individuata come casa di comunità hub rispetto alla sede spoke che sarà attivata ad Angera tra la fine di quest’anno e l’inizio del 2024.

Il servizio

«Investire negli IFeC, e con loro nelle case e negli ospedali di comunità – continua Barbara Lamperti – significa non limitarsi ad affrontare la crisi attuale determinata dalla difficoltà nel reperire numerose categorie di professionisti, ma farlo guardando anche oltre. L’evoluzione del polo territoriale non è solo una necessità assistenziale, ma anche organizzativa: lo sforzo per farlo decollare è giustificato dalle ripercussioni positive che, in misura crescente nel breve, medio e lungo periodo, offrirà anche al polo ospedaliero, quello che assorbe attualmente la pressione più forte».