Infortuni sul lavoro in calo a Varese. Aziende, sindacati e istituzioni insieme

VARESE – Nell’ultimo quinquennio è in calo il numero complessivo degli infortuni sul lavoro in provincia di Varese. Dagli 8.569 del 2017 si è passati ai 7.809 del 2021. Un caso a parte riguarda il 2020, con 9.679 infortuni, dato su cui ha pesato però la pandemia di Covid. 31 gli incidenti mortali nel periodo 2017-2021. I numeri sono stati presentati oggi, giovedì 24 novembre, in occasione di un convegno in Camera di Commercio, che ha rappresentato un primo momento di aggiornamento sulle azioni dei tre tavoli tecnici sulla sicurezza sul lavoro promossi lo scorso giugno dalla Prefettura. Illustrate anche alcune esperienze dirette, con testimonianze da parte di aziende del Varesotto.

Uniti per la sicurezza

Sono tre i tavoli che hanno iniziato la loro attività la scorsa estate, e si occupano rispettivamente di analisi dei dati; comunicazione, divulgazione e formazione; best practices. Un percorso che coinvolge enti pubblici, organizzazioni sindacali, associazioni di categoria e forze dell’ordine. «I gruppi tematici hanno iniziato a lavorare a giugno e non si sono fermati neanche quest’estate – ha detto il prefetto Salvatore Pasquariello in apertura dei lavori – il mio ringraziamento va a tutti». Anche il padrone di casa Fabio Lunghi, presidente dell’ente camerale, ha sottolineato l’importanza del lavoro comune. «Bisogna fare un lavoro sinergico, impegnarsi tutti insieme e parlarne fa sempre bene, non è mai abbastanza. Far seguire poi i fatti è la cosa fondamentale».

I dati del quinquennio

Inail e Camera di Commercio hanno poi illustrato i dati degli infortuni sul lavoro in provincia di Varese nel periodo 2017-2021. 8.569 gli infortuni denunciati nel 2017, 8.171 nel 2018, 8.303 nel 2019, 9.679 nel 2020 e infine 7.809 nel 2021. A Varese, tra gli infortuni indennizzati, la percentuale di infortuni considerati “gravi” (con più di 40 giorni di assenza o con postumi permanenti o mortali) è del 26,2%, in diminuzione rispetto al 2017 quando era 32,2%. Nel quinquennio analizzato, tra gli infortuni definiti positivamente (non Covid-19), si rileva generalmente una maggior incidenza degli infortuni tra gli uomini (68,9%) rispetto alle donne (31,1%) con un andamento costante negli anni.

L’effetto Covid

In provincia di Varese nel 2020 sono stati denunciati 9.679 infortuni (l’8,9% di quelli denunciati in Lombardia). Di questi, 7.156 (di cui 3.921 derivanti dal Covid-19) sono stati definiti positivamente e 6.958 hanno previsto il riconoscimento di un indennizzo. Nel 2021 sono stati definiti positivamente 5.135 infortuni, di cui 561 derivanti dal Covid-19. Si nota un crollo degli infortuni da Covid-19 tra il 2020 e 2021 (vaccini, prevenzione, minore pericolosità del virus) e la risalita del numero di infortuni sul luogo di lavoro per una ripresa delle attività economiche. Nel 2020 il numero degli infortuni denunciati ogni 1.000 addetti è 27,7 in Lombardia, mentre a Varese l’indicatore è stato di 41. L’analisi delle classi di età evidenzia che gli infortuni Covid-19 hanno riguardato principalmente le classi di età più mature dai 45 anni in su, mentre gli infortuni non Covid-19 riguardano maggiormente le classi più giovani (fino a 44 anni). Tra gli infortuni Covid-19 (anni 2020 e 2021) circa il 76% sono donne, vista la maggior presenza della componente femminile in ambito sanitario.

Infortuni per settore

Nel quinquennio analizzato le voci professionali che sono state maggiormente colpite dagli infortuni sono l’Addetto al carico e allo scarico di merci (601 infortuni), l’Infermiere (583) e l’Ausiliario di vendita (539). In quarta e quinta posizione invece le voci Operatore sociosanitario e Impiegato amministrativo. Inoltre, l’Addetto al carico e allo scarico di merci è la voce professionale che conta il maggior numero di infortuni gravi. Dall’analisi dei dati cumulati 2017-2021 (26.497 definiti positivamente senza Covid-19) emerge che nel quinquennio, più frequentemente, gli infortuni si verificano nei Servizi (il 48%). Seguono l’Industria (31,6%), il Commercio (10,5%) e le Costruzioni (7,6%), da ultima l’Agricoltura (2,2%). I primi 5 comparti interessati sono il Manifatturiero, il Trasporto-magazzinaggio, il Commercio, le Costruzioni e la Sanità. Il primato dell’incidenza degli infortuni sul numero di addetti spetta a Trasporto e magazzinaggio (61 infortuni ogni 1.000 addetti). Gli infortuni si localizzano soprattutto nelle città più grandi, in cui il tessuto imprenditoriale è più sviluppato e più numeroso. Le prime posizioni per tutto il quinquennio sono occupate da Varese, Busto Arsizio, Gallarate, Ferno e Saronno. L’analisi delle modalità di accadimento degli infortuni mette in luce come l’82% degli infortuni sia avvenuto in occasione di lavoro mentre il 18% circa è accaduto nel tragitto casa-lavoro. Nel 2020 a causa delle restrizioni agli spostamenti sono diminuiti gli infortuni in itinere.

31 gli infortuni mortali

Circa il 30% degli infortuni sul lavoro ha avuto conseguenze gravi per l’infortunato, ovvero ha comportato un’assenza superiore ai 40 giorni (12,2%) o ha avuto postumi permanenti (17,4%) o esito mortale (0,1%). Nel 2020 si evidenzia una forte riduzione degli infortuni non gravi (-39%), certamente legata alla chiusura di numerose attività e all’utilizzo del lavoro agile, mentre risulta più contenuta la riduzione degli infortuni gravi (-23%): una possibile spiegazione può essere legata al fatto che le attività aperte erano quelle che possono comportare rischi maggiori, tipicamente l’edilizia e le attività di fabbrica. Per quanto riguarda gli infortuni mortali, occorre sottolineare che su 31 casi definiti da Inail nel periodo considerato, in oltre la metà dei casi (55%) si tratta di incidenti stradali (nel tragitto casa- lavoro o di autotrasportatori). Gli infortuni mortali sul posto di lavoro senza mezzo di trasporto coinvolto hanno come causa più ricorrente la caduta dall’alto della persona.