Inter Club di Castellanza sempre più Ganassa con Bettino “Lothar” Calcaterra

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CASTELLANZA – Il “triplete” è ormai vecchio di 8 anni, ma a Castellanza l’Inter Club è sempre più “Ganassa”. Anche grazie al presidente Bettino Calcaterra, popolare volto di Telelombardia, Antenna3 e Topcalcio24. Lui che dell’Inter Club “Ganassa” è stato insieme ad altri 4 amici il fondatore. Ora il gruppo che esibisce il proprio striscione, come da tradizione, al primo anello arancio del Meazza si è consolidato diventando sempre più punto di riferimento nella “galassia” regionale e nazionale dei gruppi organizzati nerazzurri.

«Il nostro Inter Club – ha raccontato Calcaterra, 46 anni residente ora a Turbigo – nacque la notte magica del 22 maggio del 2010, quando a Madrid conquistammo la Champions. Fu una gioia indescrivibile. Un entusiasmo talmente forte da farti fare cose non programmabili e così decidemmo di fare qualcosa di sorprendente».

In cinque diedero vita all’Inter Club di Castellanza. «Il lunedì successivo – ha ricordato – siamo andati all’Agenzia delle entrate per l’apertura delle pratiche». La scelta del nome “Ganassa” era stata spontanea, una naturale e fisiologica conclusione: «Doveva essere un nome che ci contraddistingueva. In quel momento eravamo sul tetto del mondo. Non c’era un nome più appropriato. Il nostro Inter Club è familiare: noi siamo una grande famiglia che non si fa influenzare dai risultati o dalla società. Chi fa la tessera del nostro Inter Club lo fa per il piacere di prendere parte a questa famiglia. Un terzo dei nostri tesserati è abbonato allo stadio verso cui ci muoviamo in macchina non in pullman come fanno generalmente gran parte dei club».

L’amore per l’Inter nasce da molto lontano. Un sentimento che ha accompagnato il “Ganassa” più famoso fin da bambino. «Da sempre interista – ripete Bettino – mio padre non tifava per nessuna squadra, ma poi simpatizzò per l’Inter per farmi contento. Iniziai ad andare allo stadio all’età di sedici anni. Preparavo la borsa fingendo di andare a giocare con gli amici, ma poi in realtà andavo dritto a San Siro con il treno. Inizialmente andavo a vedere gli ultimi quindici minuti, quando aprivano i cancelli. Poi l’anno successivo al tempo dell’Inter dei record feci l’abbonamento. Il mio idolo era Lothar Matthaus, tanto che ancora oggi i miei amici storici mi chiamano Lothar. Giocavo nel suo ruolo dietro le punte, mi ispiravo a lui – se la ride Calcaterra – anche se il giocatore più grande che abbia visto è stato sicuramente Ronaldo il Fenomeno. Un giocatore mostruoso».

Con il carburante nerazzurro nel motore è stato semplice volare in Tv, diventando uno degli opinionisti più apprezzati in assoluto. Per simpatia e per genuinità. «La cosa bella di Telelombardia è che a me quella trasmissione è sempre piaciuta. Per me Gianluca Rossi e Alfio Musmarra erano i punti di riferimento di chi amava l’Inter e li guardavo in Tv con grande ammirazione. Il fatto che ora con loro ci siano conversazioni di calcio, mi fa molto strano e se qualcuno mi avesse detto prima del 2013 che avrei fatto l’opinionista in Tv, gli avrei dato del pazzo. Non ci avrei scommesso neppure un centesimo. Ma è una cosa che mi piace».

La Tv ha avuto quasi un potere terapeutico: «Ho iniziato nel 2013 in occasione di un’amichevole tra Inter e Amburgo. Era il 27 luglio. Ho sempre avuto un carattere timido e poco propenso a parlare in pubblico. Per cinque anni sono stato consigliere comunale a Olgiate Olona e non ho mai fatto un intervento per paura di parlare al microfono. Mi chiamò una persona del coordinamento del club e mi chiese se avessi avuto voglia di andare in Tv a parlare dell’Inter. C’erano Dodo Longhi e Claudio Garioni (due giornalisti di Telelombardia) e mi misero subito a mio agio. Iniziammo a discutere in trasmissione come se fosse una chiacchierata tra amici. Non fu male per essere stata la prima volta. Avevo combattuto la mia timidezza. Poi da lì andò sempre meglio».

«Mi piace parlare di calcio e secondo me è un tema che va vissuto con leggerezza: un modo per divertirsi, prendendosi in giro. Peppino Prisco in questo era una maestro: le più grosse soddisfazioni le ricevo ogni volta che uno juventino o un milanista mi dicono che sono simpatico, nonostante li prenda in giro. Vuol dire che il messaggio che lancio è captato nel modo giusto».

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