La Lega alla ricerca di sé stessa

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Lo stato maggiore della Lega provinciale riunito sabato 24 giugno a Caronno Varesino

Non capita spesso, perlomeno, non è capitato spesso negli ultimi tempi che lo stato maggiore leghista della provincia di Varese si ritrovasse, da Giancarlo Giorgetti in giù, per fare il punto della situazione con i militanti. Un centinaio di militanti, uno più uno meno, riuniti sabato scorso sotto la tensostruttura della festa del Carroccio a Caronno Varesino. Non un comune a caso, date le recenti dimissioni del sindaco, la leghista Raffaella Galli, e il conseguente commissariamento del Municipio; un centro, Caronno, che in qualche modo simboleggia l’attuale momento della Lega. Che non è esattamente dei migliori, attraversato da molti maldipancia e, quindi, da un disagio che si riflette soprattutto in periferia. Insomma, la Lega è alla ricerca di sé stessa.

Forse anche per questi motivi il segretario provinciale Andrea Cassani ha chiamato tutti a raccolta con l’obiettivo di serrare le fila. Un’adunata durante la quale hanno parlato i parlamentari del Carroccio, per dire, raccontare, commentare. In altri termini, hanno provato a infondere nuova fiducia a quanto rimane delle truppe leghiste, un tempo di gran lunga più numerose e pronte a impugnare le armi (politiche) per raggiungere i traguardi del federalismo, dell’autonomia e dei grandi temi avviati e invocati da Umberto Bossi.

Tessere in calo

A conferma di quanto accade in casa leghista nel Varesotto (e non solo) c’è il timore dei vertici che il tesseramento possa segnare il passo, nemmeno sfiorando le cinquecento adesioni rispetto a un passato di vacche grasse che portò la Lega su percentuali elettorali del 30 per cento. Una cuccagna che oggi si fa fatica soltanto a immaginare. E che pone il partito di Matteo Salvini alla ruota di Fratelli d’Italia, diventato dominante e con la pretesa, giusta o sbagliata che sia, di dettare la linea nel centrodestra nazionale e, manco a dirlo, a livello locale.

La polemica di Grimoldi

Se non bastassero le nostre annotazioni, arrivano a supporto due eventi che confermano il mare mosso, molto mosso, nel pianeta Lega. Il primo. Proprio oggi, 26 giugno, Paolo Grimoldi, già parlamentare e segretario della Lega Lombarda, firma un appello ai militanti che non ha bisogno di molti commenti: “So che siete delusi, che non si parla più di ‘padroni a casa nostra’ e che manca completamente un progetto politico. Ma rinnovate comunque la tessera della Lega. Non è abbandonando la nave che potremo cambiare le cose. Restiamo insieme e prepariamoci ai congressi”. Quel “restiamo insieme” evoca la volontà di tenere alto il confronto interno con la partecipazione massima. In altri termini, Grimoldi non può cambiare le cose da solo.

Le dimissioni del sindaco

Secondo evento. Sempre oggi c’è la notizia delle dimissioni del sindaco di Castelfranco Veneto e presidente della provincia di Treviso, Stefano Marcon. Il primo cittadino sbatte la porta in polemica con il suo partito, la Lega. Parole dure affidate a Facebook: “Il partito e gli assessori hanno ucciso un sogno e trasformato il mio in un incubo. Il clima interno è di sfiducia totale nei confronti di persone con le quali ho condiviso molto del mio percorso. Castelfranco Veneto non merita di essere vincolata da certi figuri che tengono sotto scacco l’amministrazione per questioni meramente personali, e neanche la Provincia di Treviso”. Cos’altro c’è da dire?

Qualcosa c’è. Riguarda Fratelli d’Italia che, sull’onda di Giorgia Meloni, apre le braccia ai leghisti in uscita. Ai quali possiamo ricordare la possibilità che si aggiungano gli ex forzisti orfani del loro leader e pronti anch’essi a saltare sul carro del vincitore. Numericamente forte, ma ora caricato da una decisiva responsabilità: quella di governare.

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