La scuola di Pioltello e il “nodo gordiano” della questione islamica

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di Gian Franco Bottini

In una scuola di Pioltello (una cittadina di 36.000 abitanti dell’hinterland milanese) il Consiglio d’istituto ha deciso di anticipare di un giorno le vacanze pasquali in quanto proprio quello, per il mondo islamico, è giorno festivo perchè chiusura del ramadan. Va segnalato che l’istituto in questione conta 1500 alunni, la metà dei quali di matrice marocchina, egiziana, pakistana. Curiosamente l’istituto è intitolato a Iqbal Masih (un nome non certo brianzolo), personaggio pakistano di grande riconoscimento mondiale, ma che probabilmente segnala la lontana predisposizione dell’istituto ad un certo gruppo etnico.

Il signor Preside si augurava che l’iniziativa non avesse ricadute politiche, cosa che ovviamente è regolarmente avvenuta, anche perché ragioni di perplessità ne esistono in abbondanza. In primis c’è da stupirsi che un semplice Consiglio d’istituto  possa autonomamente prendere decisioni (destinate a fare precedente) su una materia così delicata come la creazione di una festività; non si tratta evidentemente di obiettare sul giorno in più di vacanza ma sul significato che ad esso si vuole dare.

Riteniamo che il problema avrebbe potuto risolversi semplicemente ampliando il calendario di un giorno (cosa consentita nell’ambito delle regole scolastiche), evitando di enfatizzarne le ragioni come invece, e non casualmente, è avvenuto. Non si tratterebbe di una ipocrita scorciatoia ma di rispetto reciproco; soprattutto nei confronti di chi è costretto a rispettare una variazione del calendario scolastico per una motivazione religiosa che non lo può riguardare.

Lasciando alla responsabilità del Ministro la valutazione dell’episodio Pioltello, non fosse altro per evitare che diventi un caso da “liberi tutti”, pensiamo che il vero problema sia ben più profondo. La ricerca della convivenza è sicuramente encomiabile e lo sforzo di non mortificare le diverse culture altrettanto; purché tutto ciò avvenga nell’ambito di un sistema di regole che va rispettato e senza che, ad essere mutilata, la cultura sia la nostra (non si scordino le arroganti questioni relative a Presepi e Crocifissi).

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Gian Franco Bottini

Parlare di convivenza presuppone comunque che essa sia preceduta da uno sforzo di “inclusione”. Un termine ricorrente, persino abusato, che in pratica definisce la presenza in campo di due parti: una che include l’altra, Nel caso specifico ci sembra scontato individuare chi sia l’una e chi l’altra. Sembrerebbe anche superfluo definire che la seconda dovrebbe fare uno sforzo di adeguamento alle regole di chi include, pur con una disponibilità di quest’ultima a smussare, laddove possibile senza infliggersi mortificanti mutilazioni, gli inevitabili spigoli trovati sul percorso. 

Tutto scontato,sembrerebbe; nella realtà, invece, qui sta il “nodo gordiano” della questione,  con le difficoltà di scioglierlo cercando di non utilizzare il colpo di spada  che la leggenda narra. Le due parti in termini di valori hanno visioni diametralmente opposte e si ha un bel dire che le diversità vanno rispettate quando si parla di libertà, di parità dei generi, di valore della vita, di democrazia e di quant’altro. A  rendere poi più difficoltoso il cammino è il diverso portato religioso che le parti mettono in campo e a tutti è chiaro quanto questo elemento sia particolarmente incidente, in termini pratici, sui rapporti di una serena convivenza.

L’intransigenza della parte islamica nel rispetto dei dettami religiosi crea una compattezza che si  confronta con il nostro conquistato laicismo e con il disgregante rispetto della diversità di opinioni. Solo per fare un esempio basti pensare alla modesta intensità messa in campo nell’osservanza del nostro “venerdì di magro” rispetto a quella prodotta dall’islamico “divieto di carne suina” .

Il disavanzo demografico causato dal calo delle nascite che si è  protratto nel tempo, fa dichiarare agli economisti di molti Paesi europei (Italia in testa!), la necessità di una controllata immigrazione (con tutte le problematiche del caso). Se di ciò va preso atto deve restare però forte l’impegno nel rispetto dei ruoli naturali: quello dell’”includente” e quello dell’”incluso”.  Questo il “nodo gordiano” del quale parlavamo, rispetto al quale pur limitati episodi come quello di Pioltello, possono rappresentare piccoli ma accumulabili strappi che tendono a rafforzare il nodo anziché scioglierlo.

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