L’affondo di Dagospia sul caso Coop: il sindaco di Busto rimane impunito

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Emanuele Antonelli, la foto d'apertura dell'articolo di Dagospia

BUSTO ARSIZIO – Emanuele Antonelli, ancora lui. Il sindaco di Busto Arsizio finisce addirittura sulle pagine di Dagospia, la pubblicazione Web sui retroscena della politica e non solo, che gli dedica ampio spazio per la vicenda delle Coop. Un altro colpo al cuore del primo cittadino, oggi in quota Fratelli d’Italia, che si sarebbe reso protagonista di una serie di “dispetti” nei confronti del supermercato di viale Duca D’Aosta, con l’intento di ritardarne l’apertura e, quindi, creargli un danno.

Storia nota e, a prestare attenzione alle intercettazioni della Guardia di Finanza, addirittura incontestabile. Però, c’è un però. Secondo il pubblico ministero che ha indagato per abuso d’ufficio nei confronti di Antonelli, il reato, benché accertato in sede di indagini, non potrebbe essere punito in virtù del decreto Semplificazioni che, appunto, ne rivede la sostanza al ribasso. Insomma, sotto il profilo penale Antonelli potrebbe farla franca: il pm ha chiesto l’archiviazione del fascicolo rinviando comunque l’ultima parola al Gip.

Il corrosivo incipit

Dagospia però non ci sta. E, prima di ripubblicare l’articolo del Corriere della Sera che, giovedì 4, ha anticipato l’esito giudiziario dell’inchiesta della magistratura bustocca, articolo che in buona sostanza mette in discussione la nuova norma sull’abuso d’ufficio, riserva al sindaco un incipit corrosivo e anche di più . Eccolo paro paro.

C’ERA UNA VOLTA L’ABUSO D’UFFICIO – L’EMBLEMATICA STORIA DI IMPUNITÀ ATTORNO A EMANUELE ANTONELLI, SINDACO DI BUSTO ARSIZIO IN QUOTA CENTRODESTRA, CHE OSTACOLÒ IN TUTTI I MODI LA REALIZZAZIONE DI UNA ROTONDA DA PARTE DEL SUPERMERCATO COOP, MA NON È STATO CONDANNATO PERCHÉ SECONDO IL PUBBLICO MINISTERO IL SUO OSTRUZIONISMO NON HA “VIOLATO SPECIFICHE NORME DI LEGGE”: COLPA DI UNA MODIFICA NORMATIVA DEL 2020…

Per dirla in un altro modo, Busto Arsizio subisce uno sputtanamento a livello nazionale. La pubblicazione diretta da Roberto D’Agostino non va tanto per il sottile, si rivolge al legislatore ma nel frattempo mette in evidenza una serie di immagini di Antonelli, completate, evidentemente non a caso, dalla foto dello stesso Antonelli con Giorgia Meloni, che non c’entra nulla se non per il fatto che il sindaco bustocco appartiene al suo partito.

Caianiello, il caso che non c’è

Tutto bene? Affatto. Anche perché la vicenda assume toni politici pesanti in vista delle elezioni amministrative, che vedono ricandidarsi il primo cittadino di Palazzo Gilardoni. Al momento silenti, anzi, pavidamente nascosti i partiti di centrodestra, le opposizioni scalpitano. E chiedono le dimissioni del sindaco. Motivo? Non tanto l’azione di “disturbo” compiuta nei confronti delle Coop, quanto il fatto che Antonelli parlasse fitto fitto con Nino Caianiello, dominus dell’inchiesta Mensa dei poveri. E’ la scoperta dell’acqua calda: con Caianiello, ras del mondo politico varesino fino al suo arresto, si confrontavano tutti. Quanto meno, con lui dialogava la destra, la sinistra, il centro, dalla Lega al Pd. Finanche noi giornalisti. Parlare, confrontarsi, ragionare di politica non è di sicuro un reato. Il problema ci sarebbe se si fosse andati oltre.

Nemmeno è un mistero che proprio Caianiello si è speso per avere sindaco a Busto Antonelli e per proporlo, dopo il rifiuto di Nicola Poliseno sindaco di Cassano Magnago, alla presidenza della Provincia.

Il problema vero

Dove sta il problema, allora? Nel fatto che un sindaco abbia sparato le sue cartucce istituzionali e amministrative per danneggiare un’azienda privata, senza averne mai spiegato i veri motivi. Dando origine a indagini penali (le Coop hanno annunciato ricorso contro la richiesta del pm di archiviare) e a un contenzioso in sede civile con le Coop, che chiedono al Comune la bellezza di 5 milione e 600mila euro di danni. Contenzioso tutt’ora aperto. Qui sta il problema, che è comportamentale e, appunto, politico. E che richiederebbe una precisa assunzione di responsabilità, con le dimissioni. Allora sì leveremmo il cappello di fronte a chi ha il coraggio di ammettere i propri errori. Ma qui siamo nel campo della fantascienza.

Caso Coop, Antonelli a Caianiello: «La rotonda non la voglio, li faccio impazzire»

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